Archivi tag: romanzo

Il  mio bel sole

di Gemma Ferruggia
Le riscoperte n°76
Data di pubblicazione: 25 dicembre

La piccola Regina Frescobaldi era sola e pensava. Ella era abituata alla solitudine quanto una donna vecchia, disillusa di tutti e d’ogni cosa: e abituata a pensare per credere di non essere sola.

I bambini dei poveri — quando sono intelligenti — godono di questo privilegio che culla la fantasia, prepara alla virtù del silenzio e alla più bella conquista individuale: bastare a sé stessi.

Tanto come dire che Regina Frescobaldi, quantunque avesse appena nove anni, non era una bambina. Il suo fondo cuore, già pieno di ricordi, non racchiudeva un solo raggio di luce schiettamente infantile. Pareva una posatrice consumata, alle bimbe della sua età: invece era sincera. Ella non sapeva, proprio, né divertirsi, né ridere. La donnina sorrideva, qualche volta: una sfumatura di sorriso che ispirava terrore e pietà agli adulti: le smorte labbra innocenti sembravano fare una concessione alla vita degli altri. E sembravano, anche, aver bevuto il sorriso breve — in cui balenava l’ironia — a una torbida acqua: come se una tragica coppa, ricolma di tossico misterioso, fosse stata offerta alla bocca già dolorosa, già consapevole dei fremiti che trattengono i singhiozzi; delle pieghe amare che sigillano lo sdegno.

Gli occhi cerchiati d’azzurro

di Amalia Guglielminetti

L’automobile si fermò in mezzo al cortile e Livio Moltesi-Dauri balzò a terra. Subito, in cima alla breve gradinata di marmo a chiazze verdi, fiancheggiata da due ringhiere di ferro arrugginito, apparve un uomo cinquantenne, qualcosa d’incerto fra il servitore e il contadino, il quale lo esaminò un momento ad occhi socchiusi, curiosamente, prima di scendere ad incontrarlo. Ma quando si risolvette, Livio era già presso di lui e gli chiedeva con un tono impaziente:
— Sono in casa le signore?
Aveva appena gettato uno sguardo alla grande facciata nera e liscia della casa, aveva appena avvertito il senso di tetra durezza, di malinconica superbia che pareva emanare da quella vecchia costruzione quadrata, su cui le finestre e le porte s’incorniciavano di una larga fascia bianca, staccata e contrastante sul fosco colore delle pareti con un effetto di lugubre fastosità.

Autore: Amalia Guglielminetti
Titolo: Gli occhi cerchiati d’azzurro
Casa Editrice: Decima Musa Edizioni
Collana: Tallia
Sottocollana: Le Riscoperte n° 71
Prezzo: 0,99
Formato: epub e mobi
Pubblicato il 20 novembre 2023

La buona sorella

di Anna Vertua Gentile

Poggiata al davanzale della finestra, Claudia guardava il giardino sottostante, la macchia dei pini, il prato contiguo al frutteto. Lo sguardo errava distratto senza fissarsi in nulla; ed anche il pensiero movevasi, ma senza volontà, come in una specie di sogno. Nella mente della giovinetta venivano ricordanze e passavano imagini; nel suo cuore nascevano sentimenti a seconda delle impressioni esterne e del vario mobilissimo gioco dell’associazione delle idee. Era un giorno sul finire d’ottobre; l’aria era serena e tiepida; lontano apparivano le alte vette con una prima spruzzaglia di neve; i prati della campagna, i filari dei platani sui bastioni ingiallivano. I tigli del giardino lasciavano cadere le foglie; ma erano tutti in fiore i tardi arruffati crisantemi, ultima bellezza delle aiuole. Nell’aria era diffuso un odore di foglie morte; le campane d’una chiesa lontana toccheggiavano lente; da tutte le cose veniva il senso di languida mestizia dell’autunno morente; e l’anima di Claudia immalinconiva.

Titolo: La buona sorella
Autrice: Anna Vertua Gentile
Collana: Tallia
Sottocollana: Le riscoperte n°90
Costo ebook: 0,99
Formato: epub, mobi

Essere donna

di Camilla Bisi

Il testo raccoglie una serie di novelle che insieme rappresentano le varie sfaccettature dell’essere donna, in un’epoca che non è la nostra, ma con ragioni, sentimenti ed emozioni che travalicano il senso del tempo.

I secoli passano lasciando alle nuove generazioni una eredità di gloria o di dolore, di speranza o di sconforto, e spesso innanzi a diversi ideali, ad altre aspirazioni ed alla lenta ma inevitabile evoluzione del pensiero, della vita, della storia, perdesi il ricordo del tempo lontano; grandi figure scompaiono fra la nebbia, e l’oblio rende ignota l’origine delle nazioni, mentre la mente può smarrirsi se va studiando il lontanissimo passato. Ma non di rado avviene che le leggende, rimaste come prezioso ricordo nella coscienza popolare, conservano fra mille veli, nella semplice loro poesia o nell’epica grandezza il segreto del passato. In questo caso esse stanno come vittoriose vicino alla polve che ricopre ogni altra cosa; sono fiori che olezzano fra le spine, sono faci dalla luce pallida o sfavillante che appariscono fra l’ombra; sono la gloria o il pianto, le sventure o le credenze, l’odio o l’amore dei padri nostri. Esse possono ricordarci le grandi figure di uomini che li beneficarono e il pauroso aspetto dei loro oppressori; il tremendo sembiante delle divinità che andavano placate con orrendi sacrifizii, o la vanità che pareva persona, degli spiriti gentili ch’essi vedevano fra le rose e fra le nubi.

Autrice: Sofia Bisi Albini
Le riscoperte n°42
Data di pubblicazione: 7 marzo 2023

In risaia

di Maria Antonietta Torriani Tornielli Violler (Marchesa Colombi)
Le riscoperte n°22
Data di pubblicazione: 14 aprile 2022

C’era un cascinale tra Novara e Trecate, con un tenimento annesso coltivato ad orto.
Ci si giungeva per un viale senza alberi costeggiato da una siepe viva di robinie, che metteva nel cortile. In fondo al cortile c’era la casa; dietro la casa si stendeva l’orto.
A destra di chi entrava nel cortile passava una fonte, un canale scoperto, che serviva ad irrigare il terreno, a lavare erbaggi e panni, a far diguazzare le oche. La casa somigliava a tutte le case coloniche del basso novarese. Dalla parte della fonte, c’era un fienile, e sotto il fienile la stalla. Nel corpo della casa, ai due lati, s’aprivano due usci a terreno, che mettevano a due cucine. Quella a destra aveva annessa un’altra camera, grande egualmente, che era stata divisa a metà da un tavolato, per farne un forno sul di dietro della casa, ed una stanza da letto sul davanti. Questo alloggio occupava due terzi del piano terreno. L’altro terzo era formato dalla seconda cucina a sinistra. Una scala di legno, all’aperto, metteva ad un balcone di legno anch’esso, sul quale aprivano due usci, sovrastanti a quelli del piano terreno. L’uscio a sinistra metteva in una camera da letto unica, come la cucina di sotto. L’uscio a destra metteva a due camere da letto, una sopra la cucina, l’altra sul forno e sulla cameruccia terrena. Quel cascinale s’affittava in due lotti. Il primo — la cucina e la camera di sopra, con un terzo dell’orto — era passato in parecchie mani, perché era meschinuccio, e non ci si cavava da vivere. Nell’altro più grande, abitava da tempo immemorabile una famiglia Lavatelli, ormai ridotta al babbo ed alla mamma, con un figlio ed una figliola.

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La trovatella di Milano

di Carolina Invernizio
Le riscoperte n°2
Data di pubblicazione: 14 novembre 2021

La mezzanotte era ribattuta a tutti gli orologi della città, quando Maria, la bella guantaia di Porta Vittoria, si decise chiudere il suo negozio. Aveva fatto così tardi, perchè era l’ultimo giorno di carnevale e gli avventori non erano mancati. Maria appariva stanca, abbattuta. I suoi grandi occhi azzurri, lieti e brillanti, si mostravano leggermente velati; i capelli finissimi castani, le cadevano in disordine sul collo e sulla fronte; le guancie aveva pallide, la piccola bocca sorridente, un po’ scolorita. Tuttavia era sempre affascinante: un abito di panno verde con corsaletto di panno bianco ricamato in spighetta dorata, dava risalto alla grazia delle tornite spalle e faceva spiccare la vita sottile, flessibile: alla leggiadra semplicità del suo portamento, univa un’altera castità.

ISBN Ebook 9791220866446

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L’innamorata

di Evelina Cattermole “Contessa Lara”

Il Circo Alhambra rigurgitava di gente. L’aria era calda: gli spettatori, quasi diritti, rossi, urlanti, applaudivano e sventolavano i fazzoletti. Le fiammelle del gas si agitavano nel soffio crescente di quell’entusiasmo popolare. Grida, rumori, muggiti quasi feroci, uscivano da quella moltitudine sbalordita e commossa. Le signore, vestite di chiaro, si curvavano sui parapetti dei palchi, guardando verso l’arena; gli uomini, in piedi, acclamavano. E l’orchestra seguitava a eseguire una seguedilla malinconica e ardente, che si udiva a tratti, sopra il fragore incessante del pubblico, come il grido di una procellaria sul tumulto di un oceano in tempesta.

Autore: Evelina Cattermole “Contessa Lara”
Titolo: L’innamorata
Casa Editrice: Decima Musa Edizioni
Collana: Tallia
Sottocollana: Le Riscoperte n°52
Prezzo: 0,99
Formato: epub
Pubblicato il 14 maggio 2023

Così mi pare

Autrice: Flavia Steno

Le riscoperte n° 93

Data di pubblicazione: 22 aprile

In un giornale che va per la maggiore, ho letto di questi giorni un articolo di Luciano Zuccoli che voleva mettere in guardia i letterati contemporanei contro la invadenza del campo letterario da parte delle donne. Questa invadenza veniva designata dall’A. con un eufemismo galante, così: Il pericolo roseo. L’A. osservava che la prosa di romanzo, nel nostro tempo, sta diventando, in Italia, monopolio quasi esclusivo della donna. Scomparsi in pochi anni i migliori: Anton Giulio Barrili e De Amicis, Gerolamo Rovetta, Luigi Arnaldo Vassallo, sorgono a sostituirli nomi che sono quasi tutti femminili. E l’A. che questa prospettiva sgomentava, dopo aver gridato: all’ erta! cercava, contraddicendo se stesso, di diminuire la portata del pericolo negando alla donna in genere le attitudini a diventare scrittrice con un seguito di affermazioni non più consistenti di una bolla di sapone.

Cristina

di Matilde Serao

Mentre Cristina si chinava a cogliere un ramoscello di basilico odoroso, da mettere come aroma nella salsa di pomodoro che bolliva in cucina, udì un sibilo breve e dolce. Ella levò il capo, ma non vide nulla; il sole batteva sulla terrazza dove si allineavano, nei vasi di creta, le rose di ogni mese, fiorite, i peperoncini rossi, i garofani schiattoni, il prezzemolo e i gelsomini bianchi; il sole l’abbagliava. Ma di nuovo un sibilo dolce attraversò quel silenzio meridiano; ella si rialzò vivamente, fece solecchio con la mano e si guardò intorno. Il sole la illuminava tutta, nel suo vestito di percallo bigiognolo a fiorellini azzurri, molto stretto alla cintura, col grembiule di merino nero, che cingeva la persona: a un occhiello del vestito, sul petto, erano passati due gelsomini bianchi, dal gambo sottile; i folti capelli castani, divisi in due treccie, raccolti sulla nuca, strettamente, lasciavano libera una piccola fronte bianca.

— Chi sarà? — pensava ella, aguzzando gli occhi.

Infine qualche cosa di bianco che si agitava, attirò la sua attenzione. Dietro la casa dei Marcorelli, a una piccola finestra di casa Fiorillo, una pezzuola si agitava, mossa da una mano.

— Ah! è Peppino Fiorillo — mormorò Cristina con un piccolo moto di disdegno.

E non vi badò più. Sul parapetto della terrazza sei tovaglioli bagnati si asciugavano al sole, mantenuti fermi contro il lieve ponente da pezzi di mattone. Ella, prima di rientrare, assoggettò meglio i tovaglioli sotto i mattoni, perché il vento non li portasse via. Ma una curiosità la prese di sapere con chi l’aveva quello stravagante 1 di Peppino Fiorillo: forse con Caterina Marcorelli, ma le finestre di Caterina erano sbarrate, da Marcorelli avevano già pranzato e dormivano tutti, nell’ora lunga e affannosa della siesta meridionale. Si piegò sul parapetto a vedere se la maestrina, la Ottilia Orrigoni, una piemontese, fosse dietro i vetri del suo balcone a correggere i còmpiti delle alunne: non vi era. Niente, attorno non si vedeva nessuno. Levando gli occhi, vide che Peppino Fiorillo faceva cenno a lei, ritto innanzi alla finestra.

Titolo: Cristina

Autrice: Matilde Serao

Le riscoperte n° 95

Data di pubblicazione: 6 maggio

Il dio nero

di Clarice Tartufari

Il reverendo Bernhard Franken, alto e ossuto nel soprabito nero, che gli scendeva severamente fino ai talloni, stava ben piantato sui piedi larghi e discosti, lasciando penzolare dalle mani intrecciate dietro la schiena, la canna a grossi nodi, dal manico ricurvo.

Generalmente egli si dilettava delle voci degli alberi, giudica ndole propizie alle sue elevate riflessioni; ma gli olmi non avevano nulla da comunicarsi in quel momento e, tranquilli in lunghissime file, non si scambiavano nemmeno un bisbiglio. D’altronde cosa avrebbero potuto dirsi fra loro, che già non sapessero per ininterrotta esperienza? Che faceva gran caldo? Sul finire di luglio il caldo è naturale. Che i raggi del sole s’insinuavano obliqui tra il fogliame e intanto sul prato si accorciavano, indietreggiavano, rispettosi dell’ombra? È naturale che, quando il crepuscolo si avvicina, il sole si allontani, perocché Iddio separò la luce dalle tenebre e gli alberi, contemplativi per indole fino dal terzo giorno della creazione, rifuggono dagl’inutili discorsi, molto più che dal quinto giorno della creazione, Iddio, benedicendo gli uccelli che volano per la terra e per la distesa del cielo, impose loro di allietare con il volo ed il canto la immobilità ed il mutismo delle piante designate unicamente a far seme e portare frutto secondo la loro specie.