Archivi categoria: Clarice Tartufari

Il dio nero

di Clarice Tartufari

Il reverendo Bernhard Franken, alto e ossuto nel soprabito nero, che gli scendeva severamente fino ai talloni, stava ben piantato sui piedi larghi e discosti, lasciando penzolare dalle mani intrecciate dietro la schiena, la canna a grossi nodi, dal manico ricurvo.

Generalmente egli si dilettava delle voci degli alberi, giudica ndole propizie alle sue elevate riflessioni; ma gli olmi non avevano nulla da comunicarsi in quel momento e, tranquilli in lunghissime file, non si scambiavano nemmeno un bisbiglio. D’altronde cosa avrebbero potuto dirsi fra loro, che già non sapessero per ininterrotta esperienza? Che faceva gran caldo? Sul finire di luglio il caldo è naturale. Che i raggi del sole s’insinuavano obliqui tra il fogliame e intanto sul prato si accorciavano, indietreggiavano, rispettosi dell’ombra? È naturale che, quando il crepuscolo si avvicina, il sole si allontani, perocché Iddio separò la luce dalle tenebre e gli alberi, contemplativi per indole fino dal terzo giorno della creazione, rifuggono dagl’inutili discorsi, molto più che dal quinto giorno della creazione, Iddio, benedicendo gli uccelli che volano per la terra e per la distesa del cielo, impose loro di allietare con il volo ed il canto la immobilità ed il mutismo delle piante designate unicamente a far seme e portare frutto secondo la loro specie.

Il sentiero

di Clarice Tartufari

Adimaro e Gloriana, fratello e sorella, picchiarono contemporaneamente coi pugni chiusi sulla parete che divideva le loro stanze e subito, vestiti alla svelta, scesero nel salone a pianterreno della grande villa, tutta ancora in silenzio.

Adimaro trasse a sé il battente del portone e su dai campi, giù dagli alberi, figure gioiose emersero, calarono, si disposero lietamente in fila, protendendo verso i ragazzi le braccia colme di promesse. Erano i giorni delle vacanze estive che si presentavano ad accoglierli con tanta festosità. Il sole, meno impaziente di loro sapendo che in ogni modo avrebbe veduto sempre le stesse cose, non si era alzato, ma stava per alzarsi e già uno stendardo multicolore ne annunziava l’arrivo trionfale.

Vedendo sull’orlo del pozzo una secchia ricolma, i ragazzi corsero a immergervi le mani, ed allora osservandone la differenza della tinta e delle proporzioni, si accorsero di essere cambiati e cominciarono a scrutarsi curiosamente, ammirati a vicenda della loro floridezza, inorgogliti nel vedere ciascuno sul viso dell’altro i segni della giovinezza che stava per avvicinarli.

Eterne leggi

di Clarice Tartufari

La stella di Venere, sola a ornare il silenzio vasto del cielo soffuso di bianchezza nella soavità dei primi albori, entrò per la finestra nel salone della casa addormentata e incoronò di piccoli raggi la fronte di Iulia bella, che rispose al saluto irradiandosi di fulgori.

Iulia bella non sorrideva con facilità; anzi si dilettava di rimanersene cinta di mistero sopra il fondo del piatto amatorio, dove un vasaio di Castel Durante l’aveva collocata in effigie, dotandola di venustà squisita fra la doppia lista dei capelli assettati dietro le orecchie e segnati di colore acceso per una fettuccia scendente dal capo, lungo le gote, fin sopra le spalle cariche a dovizia di pendagli e catene.

Ma nell’albeggiare di quella mattina di San Giovanni, mentre la campagna usciva dalla quiete notturna con tenui bisbigli, Iulia bella si compiaceva d’intrattenersi con la stella di Venere, come quando, forse, in altri secoli ella inviava sospiri alla notte gemmata da qualche balcone di qualche palazzo pesarese, dopo avere motteggiato donnescamente coi gentiluomini di Alessandro Sforza, duca novello di Pesaro, o aver danzato per alleviar la noia di madonna Lucrezia Borgia, moglie giovanetta del Signore Giovanni.

Titolo: Eterne leggi

Autrice: Clarice Tartufari

Le riscoperte n°84

Pubblicazione 19 febbraio

Eterne leggi

di Clarice Tartufari

La stella di Venere, sola a ornare il silenzio vasto del cielo soffuso di bianchezza nella soavità dei primi albori, entrò per la finestra nel salone della casa addormentata e incoronò di piccoli raggi la fronte di Iulia bella, che rispose al saluto irradiandosi di fulgori.

Iulia bella non sorrideva con facilità; anzi si dilettava di rimanersene cinta di mistero sopra il fondo del piatto amatorio, dove un vasaio di Castel Durante l’aveva collocata in effigie, dotandola di venustà squisita fra la doppia lista dei capelli assettati dietro le orecchie e segnati di colore acceso per una fettuccia scendente dal capo, lungo le gote, fin sopra le spalle cariche a dovizia di pendagli e catene.

Ma nell’albeggiare di quella mattina di San Giovanni, mentre la campagna usciva dalla quiete notturna con tenui bisbigli, Iulia bella si compiaceva d’intrattenersi con la stella di Venere, come quando, forse, in altri secoli ella inviava sospiri alla notte gemmata da qualche balcone di qualche palazzo pesarese, dopo avere motteggiato donnescamente coi gentiluomini di Alessandro Sforza, duca novello di Pesaro, o aver danzato per alleviar la noia di madonna Lucrezia Borgia, moglie giovanetta del Signore Giovanni.

Titolo: Eterne leggi

Autrice: Clarice Tartufari

Le riscoperte n°84

Pubblicazione 19 febbraio

Maestra

di Clarice Tartufari

Maddalena, che aveva per solito l’ aria abbattuta di chi lavora troppo e di chi è costretto a lottare continuamente colle esigenze della vita, in quel giorno mostravasi animata e s’indovinava a prima giunta che la buona donna era felice. Difatto Ginevra, la sua unica e adorata figliuola, era stata ammessa come alunna nella scuola normale, donde sarebbe uscita maestra dopo tre anni. Maddalena non pensava punto alla lunghezza di quei tre anni, agl’incidenti che potevano sopraggiungere ad impedire o ritardare il compimento de’ suoi voti; non si preoccupava dei sacrifizi che lei ed il marito avrebbero dovuto imporsi per sopperire alle spese di libri, di tasse e di vestiti. Le pareva già di formare l’invidia e l’ammirazi one di tutte le mamme de l vicinato, le pareva che Ginevra esercitasse già la sua professione, guadagnando il necessario a mantener sé e la famiglia, senza essere costretta ad economizzare fino il centesimo

Autore: Clarice Tartufari
Titolo: Maestra
Casa Editrice: Decima Musa Edizioni
ISBN: 9791222441238
Collana: Tallia
Sottocollana: Le Riscoperte n°62
Prezzo: 0,99
Formato: epub e mobi
Pubblicato il 18 settembre 2023

Roveto ardente

di Clarice Tartufari

Una rapida, improvvisa folata di vento trasvolò con impeto al dissopra della campagna e tutte le cose, che parevano morte nel tedio di quel pomeriggio autunnale, furono scosse da un brivido lungo, quasi pauroso, mentre il velo fosco delle nubi, violentemente squarciato, si ornava per un attimo di bizzarri fregi luminosi.

Flora, supina presso il tronco contorto di una quercia secolare, rimaneva immobile, con le braccia ripiegate ad arco dietro la testa e con una espressione di godimento intenso diffusa per ogni tratto del volto ancora infantilmente attonito e giulivo.

Perchè aguzzava essa lo sguardo dei profondi occhi cerulei a interrogare il cielo che scendeva sempre più in basso, quasi a toccare la cima degli ulivi, aggruppati a sinistra, verso la collina? Cosa cercava ella al di là delle nubi, che si accavallavano, si sospingevano, si addensavano, si stringevano, si confondevano in mobili montagne sempre più gigantesche, sempre più tetre? Perchè tendeva essa l’orecchio a seguire l’urlo del vento, che, dopo avere scosso i rami degli alberi rabbiosamente, s’insinuava, strisciando furtivo, tra le foglie del canneto?

Quale fantasma attendeva ella che scendesse verso lei dalle nubi o di quale canzone seguiva la eco in mezzo ai sibili del vento?

Flora non attendeva nulla, non ascoltava nulla. A lei bastava di sentirsi vivere.