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Il dio nero

di Clarice Tartufari

Il reverendo Bernhard Franken, alto e ossuto nel soprabito nero, che gli scendeva severamente fino ai talloni, stava ben piantato sui piedi larghi e discosti, lasciando penzolare dalle mani intrecciate dietro la schiena, la canna a grossi nodi, dal manico ricurvo.

Generalmente egli si dilettava delle voci degli alberi, giudica ndole propizie alle sue elevate riflessioni; ma gli olmi non avevano nulla da comunicarsi in quel momento e, tranquilli in lunghissime file, non si scambiavano nemmeno un bisbiglio. D’altronde cosa avrebbero potuto dirsi fra loro, che già non sapessero per ininterrotta esperienza? Che faceva gran caldo? Sul finire di luglio il caldo è naturale. Che i raggi del sole s’insinuavano obliqui tra il fogliame e intanto sul prato si accorciavano, indietreggiavano, rispettosi dell’ombra? È naturale che, quando il crepuscolo si avvicina, il sole si allontani, perocché Iddio separò la luce dalle tenebre e gli alberi, contemplativi per indole fino dal terzo giorno della creazione, rifuggono dagl’inutili discorsi, molto più che dal quinto giorno della creazione, Iddio, benedicendo gli uccelli che volano per la terra e per la distesa del cielo, impose loro di allietare con il volo ed il canto la immobilità ed il mutismo delle piante designate unicamente a far seme e portare frutto secondo la loro specie.

Il ventre di Napoli

di Matilde Serao

Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l’ altra parte ; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s’impegni al Monte di Pietà e quanto renda il lotto. Quest’altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro?

Ella non rispose

di Matilde Serao

«Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell’ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr’anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. Chi è mai, la donna che riceverà la mia lettera? E la riceverà, essa, giammai? I veli impenetrabili vi covrono, vi stringono, o Creatura del mio amore: e innanzi a quest’ostacolo singolare, che io non so superare, che non supererò, forse, mai, io fremo, per voi, di ammirazione, di emozione, di adorazione, per la sola cosa di voi che mi sia nota, irresistibilmente nota, invincibilmente nota: la vostra voce.

Il romanzo della fanciulla

di Matilde Serao

Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell’abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un’anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del Pungolo era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine.

— Sono forse uscita troppo presto, — pensò.

Batté il piede in terra, pel dispetto. Non avevano orologio, in casa, e alle sette meno cinque minuti, ella si doveva trovare in ufficio. Così, alla mattina, cominciava il fastidio: la madre si destava prestissimo e dall’altra stanza la chiamava:

— Mariè?

— Mammà?

— Alzati, che è ora.

Ella si riaddormentava, col buon sonno delle fanciulle sane e tranquille. Dopo cinque minuti la madre la chiamava di nuovo, a voce più alta:

— Ho inteso, mammà, ho inteso: mi sto alzando.

Titolo: Il romanzo della fanciulla
Autrice: Matilde Serao
Le riscoperte n° 87
Pubblicazione 11 marzo

La najade della cascata

di Anna Vertua Gentile

Adagiato nella poltrona rullante di mogano rossastro, le borchie e gli ornamenti in bronzo dorato e il sedile foderato di broccato turchino scuro, Tino di Scorzon, uscito dal letto della sofferenza, avvolto nella vestaglia, i piedi nelle morbide pantofole, la sigaretta fra le labbra, se ne stava da un poco sul terrazzo che si apriva davanti la camera che lo ospitava.
Tino di Scorzon era stato, tre mesi prima, trasportato dalla fronte in miserande condizioni. Gravemente ferito, egli era caduto nella neve alta e quivi rimasto per un’intera giornata in mezzo a un cumulo sanguinolento di compagni, quali irrigiditi dalla morte, pochi, come lui, crudelmente feriti. Lì, fra la neve rossa di sangue, egli sarebbe certamente perito al pari di parecchi suoi commilitoni, senza l’eroico aiuto del suo attendente, che al cadere della notte, strisciando su lo strato morbido e insidioso, sfidando i proiettili che saettavano da ogni parte, riusciva, a forza di stenti, a trarlo di là, svenuto, esangue, morente. Dall’ospedaletto da campo, subito dopo la prima medicazione, l’avevano portato nell’ospedale meno lontano: nella villa generosamente offerta dal proprietario a la Croce Rossa, allo scopo di raccogliervi i feriti in guerra.

Titolo: La najade della cascata

Autrice: Anna Vertua Gentile

Le riscoperte n° 82

Pubblicazione 5 febbraio

Le ultime levatrici dell’East End

di Jennifer Worth Le ultime levatrici dell’East End

L’ultimo capitolo di una trilogia di grande popolarità, iniziata con Chiamate la levatrice e Tra le vite di Londra, che ricostruisce, con vivacità da gran teatro, la vita quotidiana di un gruppo di ventenni chiamate a coadiuvare, nella parte più povera della Londra degli anni Cinquanta, le suore ostetriche di una più antica istituzione ospedaliera. Un bestseller mondiale, una delle serie più viste negli ultimi dieci anni sulla BBC, trasmessa in Italia con grande successo da Rete4.

Quando Jennifer Worth, poco più che ventenne, decise di abbandonare il comfort della sua vita per andare a lavorare come levatrice in una delle zone più povere della Londra del dopoguerra, non solo aiutò a far nascere centinaia di bambini e diede supporto a moltissime famiglie e persone disperate, ma divenne al tempo stesso la più interessante portavoce della vita di un intero quartiere oggi completamente scomparso.
In questo ultimo episodio della fortunata trilogia, la levatrice dell’East End londinese chiude il cerchio della sua intensa esperienza al convento della Nonnatus House, tra le suore, provette ostetriche, e le eroiche colleghe pronte ad affrontare qualsiasi difficoltà. Stanno arrivando gli anni Sessanta e la zona degradata dei docks del Tamigi subisce un’importante trasformazione. Gli aerei hanno rimpiazzato le navi mercantili rendendo superflua l’attività portuale, è iniziata la demolizione degli edifici danneggiati dai bombardamenti, gli abitanti del quartiere vengono trasferiti fuori Londra. Con l’arrivo del sistema sanitario nazionale, con l’aumento dei parti in ospedale e l’avvento della pillola nel 1963, le suore della Nonnatus House si trovano a dedicarsi ad altro: abuso di droghe, assistenza ai senzatetto, ai sordomuti, in un mondo e una società che sta cambiando per sempre, narrati con stile coinvolgente e ricco di humour, e con trascinante passione politica e sentimentale.
Titolo: Le ultime levatrici dell’East End
Autore: Jennifer Worth
Traduzione dall’inglese: Carla De Caro
Titolo originale: Farewell to the East End
Casa editrice: Sellerio
Collana: La memoria
Numero pagine: 464
costo cartaceo: 15,00
costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936913

 

I segreti della massoneria in Italia

di Antonella Beccaria i-segreti-della-massoneria-in-italia_9452_

Dalla prima Gran Loggia alla P2
Inchiesta sull’organizzazione occulta più potente della storia occidentale

Templari, libera muratoria, Fratellanza, Gran Loggia, Rosacroce: tanti sono i nomi attribuiti nei secoli a quella forma di associazione segreta nota ai più semplicemente come “massoneria”.
Ma chi c’è veramente dietro a questa forza occulta che sembra guidare i destini del mondo? Come è nata e con quali scopi? Chi sono stati i suoi massimi esponenti e chi ne fa parte ancora oggi? In Italia, in particolare, sembra che la storia nazionale si sia spesso intrecciata con quella delle logge segrete: dalle persecuzioni degli affiliati in epoca fascista alle deviazioni estreme della P2 di Licio Gelli, con le ombre del golpismo e delle stragi, mai del tutto cancellate; dagli interessi americani al potenziale abbraccio letale con esponenti delle forze dell’ordine e dei cosiddetti “servizi segreti deviati”, fino ai pericolosi contatti con la malavita organizzata.
Con interviste esclusive e materiale inedito, la giornalista d’inchiesta Antonella Beccaria va alla scoperta di un mondo spesso sconosciuto e inesplorato, per illuminare le molte zone d’ombra che ancora oggi si trovano attorno al fenomeno massonico.

Tutto quello che c’è da sapere sull’organizzazione più antica, misteriosa e potente della storia occidentale

Tra gli argomenti trattati nel libro:

• Morte presunta di un massone
• Le origini della famiglia: istanze di libertà dal Medioevo all’età moderna
• L’approdo in Italia delle idee massoniche
• Venti di dittature e reazione delle consorterie
• Fratelli d’America: il nodo della seconda guerra mondiale e la posizione dei cugini d’oltreoceano
• Anomalie nel tempio: la bufera della P2
• Incroci eversivi: quale ruolo nella strategia della tensione?
• Relazioni inconfessabili: l’ombra delle mafie
• Logge regolari e deviate: le moderne camere di compensazione

Titolo: I segreti della massoneria in Italia
Autore: Antonella Beccaria
Casa editrice: Newton Compton
genere: saggio storico
Serie: I volti della storia
Numero pagine: 432
costo cartaceo: 9,99
Costo ebook: 4,99
ISBN: 9788822711243

Pulvis et umbra

di Antonio Manzini Pulvis et umbra

Aosta e Roma, doppia indagine per Rocco Schiavone nell’attesissimo nuovo romanzo. Un noir mozzafiato dal ritmo perfetto con un meccanismo dai mille ingranaggi che non perde mai un colpo.

Dice Antonio Manzini che i suoi romanzi li immagina, non semplicemente come una serie, ma come i «capitoli di un libro più grande» sul vicequestore Rocco Schiavone. Ad ogni episodio, mentre fruga tipicamente svogliato e vigile nel freddo di Aosta, il vicequestore con le sue Clarks entra anche in un pezzo ignoto del suo passato. Di modo che il caso criminale diventa un passaggio esistenziale. Un affondo psicologico dentro di sé avvolto in un’inchiesta di polizia.
In Pulvis et umbra due trame si svolgono in parallelo. Ad Aosta si trova il cadavere di una trans. A Roma, in un campo verso la Pontina, due cani pastore annusano il cadavere di un uomo che porta addosso un foglietto scritto. L’indagine sul primo omicidio si smarrisce urtando contro identità nascoste ed esistenze oscurate. Il secondo lascia un cadavere che puzza di storie passate e di vendette. In entrambi Schiavone è messo in mezzo con la sua persona. E proprio quando il fantasma della moglie Marina comincia a ritirarsi, mentre l’agente Caterina Rispoli rivela un passato che chiede tenerezza e un ragazzino solitario risveglia sentimenti paterni inusitati, quando quindi la ruvida scorza con cui si protegge è sfidata da un po’ di umanità intorno, le indagini lo sospingono a lottare contro le sue ombre. Tenta di afferrarle e gli sembra che si trasformino in polvere. La polvere che lascia ogni tradimento.
Titolo: Pulvis et umbra
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Sellerio
Collana: La memoria
Numero pagine: 416
costo cartaceo: 15,00
costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936821

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Ultimi giorni a Teheran

di Donia Bijan ultimi-giorni-a-teheran_9437_

Quando Noor torna a Teheran dopo trent’anni, insieme a Lily, la figlia adolescente e ribelle, trova il suo Iran molto diverso da come lo ricordava. Solo il Café Leila – il ristorante che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni – sembra essere rimasto lo stesso. A gestirlo è ancora Zod, il padre di Noor, che ai clienti abituali offre non solo cibo, ma anche ristoro e risate, facendoli sentire a casa. Noor non immaginava che questo viaggio potesse essere per lei un ritorno al passato: invece, piano piano, si dovrà confrontare con le storie dei suoi antenati e affrontare la dolorosa vicenda di sua madre, uccisa quando Noor era adolescente. Donia Bijan riesce a tessere una trama che intreccia più generazioni, a tratti triste, a tratti divertente, con uno stile elegante capace di far assaporare ai lettori un’altra cultura, un’altra epoca, altre sfumature dell’animo umano…
Titolo: Ultimi giorni a Teheran
Autore: Donia Bijan
Casa editrice: Newton Compton
Numero pagine: 384
costo cartaceo: 7,50
Costo ebook: 0,99
ISBN: 9788822711212

Toccante. Un capolavoro

Un’intensa storia d’amore e amicizia all’antico Café Leila.

Il fascino di Teheran fa da sfondo a questo potente romanzo d’esordio
Una avvolgente storia familiare a base di cibo, tradizioni e segreti

«Donia Bijan ha creato una storia commovente sulla profondità dei legami familiari, che sopravvivono alle tragedie e a ogni distanza.»
Booklist

«Con Ultimi giorni a Teheran è facile commuoversi e venire assorbiti dalla storia. Un romanzo che ci fa riflettere non solo su temi familiari, ma anche sul luogo che chiamiamo casa.»
Kirkus Reviews

«Ultimi giorni a Teheran desterà tutti i vostri sensi. Questo romanzo racconta la toccante storia di una famiglia e della brillante e bellissima cultura della Persia, danneggiata ma non distrutta.»
Elizabeth J. Church