di Gianfranco Quaglia
Un viaggio nel cuore della risaia, dove si coltiva e cresce oltre il cinquanta per cento della produzione Made in Italy. Siamo in Piemonte, terra di grande tradizione della risicoltura. Gente di riso è uno storytelling che incrocia vite, esperienze vissute e speranze di molti giovani che continuano o intraprendono l’attività dei genitori e dei nonni, credendo non solo nell’imprenditoria rurale, ma nei valori tramandati e nel ruolo che interpretano: quello di custodi di un territorio e dell’ambiente che, senza la risaia, si arrenderebbe alla desertificazione.
È il filo sottile e forte che unisce il passato a un futuro già presente, scandito dai tempi del Gps, dei laser e del satellite che consentono coltivazioni di precisione centimetrica.
La tradotta partiva di notte, prima tappa la stazione ferroviaria di Novara. Una breve sosta al dormitorio, panini, aranciata. Riposare era un eufemismo, perché comandavano il chiasso, le urla, le risate, i balli improvvisati in camerata. niente di militaresco, anzi… ingresso vietato ai giovinotti… ma l’ultimo bacio ci scappava sempre, e anche un abbraccio…
Luisa Valazza: innanzitutto un avviso ai gastronauti: Gli Italiani devono capire che tocca al commensale aspettare il risotto, non viceversa…
Sergio Barzetti: riso italiano, un buon brodo e tanto amore. Ecco il segreto…
Giampiero Cravero: senza il “Fattore di” il riso non sarà mai promosso. Un qualcosa ancora più specifico dell’etichettatura, della tracciabilità dal campo alla tavola, ma che si riferisca al proprietario…
In questo viaggio tra la gente del riso, il ponte nonni-nipoti è il segno distintivo di molte storie aziendali. Aveva ragione il Mattatore, il gigante Vittorio Gassman che 70 anni fa interpretò Riso amaro con Silvana Mangano. Il suo “Grande avvenire dietro le spalle” è rimasto visione storica e forse ci indica la strada.
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