di Matilde Serao
Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell’abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un’anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del Pungolo era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine.
— Sono forse uscita troppo presto, — pensò.
Batté il piede in terra, pel dispetto. Non avevano orologio, in casa, e alle sette meno cinque minuti, ella si doveva trovare in ufficio. Così, alla mattina, cominciava il fastidio: la madre si destava prestissimo e dall’altra stanza la chiamava:
— Mariè?
— Mammà?
— Alzati, che è ora.
Ella si riaddormentava, col buon sonno delle fanciulle sane e tranquille. Dopo cinque minuti la madre la chiamava di nuovo, a voce più alta:
— Ho inteso, mammà, ho inteso: mi sto alzando.
Titolo: Il romanzo della fanciulla
Autrice: Matilde Serao
Le riscoperte n° 87
Pubblicazione 11 marzo