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Intervista a Rossella C.

ali di cenere copertina

Nei mesi scorsi avevamo pubblicato la presentazione del suo romanzo, a pochi giorni dall’uscita.

Oggi pubblichiamo l’intervista che le abbiamo fatto.

Chi è Rossella C. ?

Rossella C. è una ragazza di 26 anni, insegnante di lettere e … inguaribile romantica!
La necessità di non dare il mio nome per esteso, sta proprio nel non essere riconosciuta. Neppure i miei genitori sanno che ho dato finalmente vita al mio romanzo (un po’ forse anche per le scene hot ivi contenute), solo poche persone care conoscono questa mia passione e la pubblicazione di ‘Ali di cenere’. E’ un modo per essere un’altra ‘me’. Colei che fuoriesce quando scrivo.
Forse un giorno rivelerò questo doppio ‘io’, chissà! ma per ora preferisco restare nell’ombra.

Il libro che ci presenti è il primo che pubblichi?

Si, è in assoluto il mio primo libro. Qualche storia o poesia era già stata scritta in passato, ma mai lette da nessuno. Ora, invece, ho deciso di mettermi in gioco.

Da dove nasce questa esigenza?

Non poteva bastarmi solo la lettura fatta da un’amica o dal fidanzato. Come ogni lavoro che si fa, si desidera che possa essere apprezzato anche da altri, da qui la necessità di renderlo pubblico, e di andare incontro alle critiche o agli apprezzamenti dei lettori.
E poi la storia di Mya e Noah mi frullava n testa già da un po’. Avevo bisogno di metterla su carta. Mi ha preso, mi ha sconvolta e ovviamente non potevo lasciare queste emozioni solo per me 😉

 Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Il tempo che vi dedico varia molto. Posso scrivere per una giornata intera, o anche per poche ore. Posso scrivere sette giorni su sette in una settimana, o appena due giorni. Non stabilisco un tempo preciso, ma ovviamente più scrivo, più mi sento meglio.

Come riesci a collegare la quotidianità con la scrittura?

Il mio lavoro mi permette di avere molto tempo libero. Anzi, a volte sono proprio i miei ragazzi, con le loro delusioni e i loro sogni a darmi spunti per le storie che scrivo.
Quando ho una scena in mente, devo subito scriverla. Bastano anche poche parole chiavi su un pezzo di carta … fosse anche lo scontrino della spesa!

 Fa parte di una serie?

Si. Ali di cenere fa parte di una trilogia dal nome Phoenix ossia fenice, che è il tatuaggio che Noah, il protagonista, porta su una spalla, e che è simbolo del suo processo di guarigione morale. Solo che Noah crede di essere giunto ad una fase ‘meno peggiore’ della sua vita. Non crede di poter avere lo stesso processo di rinascita della fenice. Quindi possiede tale tatuaggio, più per ricordarsi ciò che lui non potrà mai ottenere : un cielo in cui volare!

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere alle superiori; piccole storie o poesie. Poi una volta iscritta all’università, ho avuto meno tempo, ma da circa un anno ho ripreso, ed è nata, così, la trilogia Phoenix.

 Perché la strada self?

Forse per poco coraggio di inviare la storia a una casa editrice. Inoltre voglio poter gestire da me il costo del libro e renderlo così accessibile a tutti.

Hai mai partecipato ad un concorso di scrittura creativa?

No, non ho mai partecipato. Ma non nego che potrei farlo una volta terminata la trilogia.

 Perché decidere di ambientare la storia a san Diego?

Premettendo che volevo ambientarlo in California, ho scelto la città di san Diego perché avevo bisogno di un luogo estivo che non avesse temperature troppo basse, in quanto alcune scene sono ambientate al mare, e inoltre, che avesse una propria zona storica, in quanto Mya, la protagonista, è amante della storia e la lascia emergere in diverse occasioni questa sua passione.

 Riesci a passare dalla prima alla terza persona facilmente? E’ una scelta irrinunciabile?

In realtà ho sempre scritto in prima persona. Adoro questo stile della narrazione. Dà la possibilità, al lettore, di sentire le emozioni, le sensazioni e le motivazioni di determinate scelte della protagonista. Può guardare attraverso gli occhi di chi narra le vicende. Credo che renda le cose più misteriose.

 Perché dovrebbero comprarlo?

Non ho alcuna pretesa in questo. Ho scritto questo libro perché non riuscivo più a frenare le innumerevoli scene che si delineavano nella mia mente. Ho iniziato a scrivere e non ho più smesso. Inizialmente, infatti, doveva essere un unico libro. Poi, però, avevo così tanto da raccontare che è passato ad essere una trilogia.
Quindi spero solo che  lettori possano innamorarsi della storia come ho fatto io, che possano essere coinvolti dalle emozioni di Mya e essere stravolti dai colpi di scena di Noah.

Intervista a… Lettere animate

  1. Come nasce la Casa Editrice?

Dalla voglia di riuscire a creare qualcosa di interessante, di costruire un progetto con un’identità e un tentativo di innovazione.

  1. Chiederete un contributo ai vostri autori per pubblicare o siete totalmente free?

No, non chiediamo nessun contributo.

  1. Quali sono i vostri punti di forza per emergere in un mercato dove le grosse case editrici riescono a monopolizzare la distribuzione?

L’obiettivo principale è la visibilità degli autori ed è difficile non prescindere dalla loro voglia di mettersi in gioco, cerchiamo di fare più iniziative possibili con loro e per loro affinché si possa raggiungere un buon traguardo, non posso dirti altro perché sono segreti e poi dovrei ucciderti.

  1. Libri cartacei o ebook, su cosa puntate principalmente?

Principalmente ebook, i cartacei, per ora, li abbiamo accantonati ma stiamo per partire con il Print on Demand con un partner di livello.

  1. Per il cartaceo avete già qualche distributore o librerie di fiducia?

No.

  1. Quali sono i generi su cui puntate? Quali invece i generi che non pubblicate proprio?

Noi non abbiamo l’ambizione di creare cultura, lo dico spesso, senza prenderci in giro bisogna dire che le case editrici sono aziende e in quanto tali devono fatturare. Cerchiamo un compromesso fra qualità e commerciabilità. Attualmente non pubblichiamo più poesia.

  1. Cosa cercate nei romanzi da pubblicare?

Una bella idea accompagnata da una buona “musicalità”, cerchiamo un potenziale tecnico-commerciale su cui investire a lungo termine. Ed è importante specificare a lungo termine, perché gli autori emergenti devono avere la pazienza di attendere anni per capire se e come il loro “hobby” può diventare qualcosa di più. Noi investiamo in questo tempo per cercare di raccogliere i frutti alla fine.

  1. Avrete delle limitazioni di lunghezza oppure no?

No, non abbiamo nessun limite.

  1. Quanti manoscritti ricevete di media al giorno e al mese? Quanti di questi superano gli step e arrivano alla pubblicazione?

Noi riceviamo circa 300/400 manoscritti al mese, ogni 2/3 mesi facciamo un resoconto e mediamente dal 15% al 25% passano il primo step.

  1. Investite molto nella promozione dei vostri libri?

Investiamo nella visibilità del progetto che di conseguenza si porta dietro i libri. Cerchiamo una visibilità alternativa che spesso viene e spesso no (da scrittori e “addetti ai lavori”).

  1. Risponderete sia in caso positivo che negativo agli autori?

Di solito rispondiamo sempre.

  1. A quanto ammontano i tempi di attesa per la valutazione?

Da 1 a 3 mesi.

  1. A chi devono essere inviati i manoscritti?

Sul nostro sito abbiamo il form apposito per inviare i manoscritti.

  1. Quali caratteristiche devono avere?(è necessario inviare prima una sinossi e i primi due capitoli, si invia via mail….)

Inviare la sinossi con il testo completo è una cosa di buona educazione ed è una cosa che si dovrebbe fare sempre.

  1. Trattate anche Autori esordienti?

Certamente.

  1. Come possiamo vedere il vostro catalogo? 

Sì può andare sul nostro sito www.lettereanimate.com e troverete tutti i riferimenti al catalogo e ai social.

Un saluto

Intervista alla Casa Editrice Cut-up Edizioni

1) Come nasce la casa editrice?

Cut-up edizioni nasce attorno alla redazione di una rivista, “Cut-up Magazine dell’immaginario, sorta a cavallo del 1999-2000 (tra i redattori Andrea Campanella. Anna Maria Monteverdi, Fabio Nardini). L’idea che ci univa era quella di un superamento della distinzione tra cultura alta/cultura bassa, del recupero dei generi letterari “forti” (noir, giallo, fantascienza) e del confronto con i nuovi autori che erano emersi nella seconda metà degli anni Novanta. Le difficoltà distributive e i costi ci hanno indotto a trasferire la rivista sul web, ma la nostalgia per la carta stampata era troppo forte. Così abbiamo deciso di intraprendere una serie di pubblicazioni, prima nel settore del fumetto e poi in quello librario. Queste pubblicazioni hanno formato il primo nucleo del catalogo di Cut-up edizioni.

2) Chiederete un contributo ai vostri autori per pubblicare o siete totalmente free?

Tengo a precisare che noi non siamo “free”, cioè gratuiti: noi retribuiamo i nostri autori. Nel contratto è sempre  prevista una percentuale sulle copie vendute da destinare all’autore, una volta superata una soglia minima di vendita (intorno alle 100-200 copie). Nessuno dei nostri autori ha mai sborsato un euro per vedersi pubblicato da noi.

3) Quali sono i vostri punti di forza per emergere in un mercato dove le grosse case editrici riescono a monopolizzare la distribuzione?

Noi puntiamo sulla qualità dei testi e sull’innovatività delle proposte. Abbiamo una forte percentuale di esordienti, alcuni dei quali sono cresciuti e si stanno affermando sul mercato editoriale. Penso a Stefano Fantelli,  Irene Incarico, Stefano Lazzarini. Inoltre siamo riusciti a coinvolgere autori più conosciuti, che evidentemente hanno apprezzato il nostro progetto editoriale e hanno accettato di pubblicare con noi: Alda Teodorani, Antonio Tentori, Danilo Arona, Paolo Logli, Paolo Di Orazio.

4) Libri cartacei o ebook, su cosa puntate principalmente?

Solo quest’anno abbiamo iniziato a pubblicare ebook. E’ un settore sul quale puntiamo molto, ma siamo appena agli inizi.

5) Per il cartaceo avete già qualche distributore o librerie di fiducia?

Nel corso degli anni abbiamo avuto diversi distributori, alcuni seri e determinati altri improvvisati, che ci hanno fatto perdere solo tempo e soldi. Attualmente abbiamo un distributore regionale sulla Liguria (“Il libro” di Dallavalle) e un distributore nazionale, Libro.Co di Firenze. Abbiamo poi una piccola rete di librerie fiduciarie in tutta Italia.

6) Quali sono i generi su cui puntate? Quali i generi che non pubblicare proprio?

Cut-up edizioni è nata come casa editrice “di genere”, nella convinzione che la narrativa di genere rappresenti in questo momento una delle espressioni letterarie più vitali. Non abbiamo mai voluto però legarci a un genere specifico, perché riteniamo che la contaminazione sia un elemento importante nella costruzione di un testo accattivante per il lettore. Certo il nostro interesse prevalente va verso il noir, l’horror, la fantascienza, un po’ meno verso il fantasy o verso il romanzo storico. Ma non abbiamo preclusioni assolute di alcun tipo.

7) Cosa cercate nei romanzi da pubblicare?

Cerchiamo qualità di scrittura, agilità narrativa, capacità di sorprendere e spiazzare il lettore. Cerchiamo testi forti, anche grezzi, ma comunque in grado di indicare vie nuove. Crediamo che il compito di una piccola casa editrice sia proprio quello di sperimentare, di mettersi in gioco, di rischiare, cose che le case editrici maggiori non vogliono o non posso fare.

8) Avete delle limitazioni di lunghezza oppure no?

Non abbiamo particolari limiti di lunghezza, abbiamo pubblicato romanzi di 100 pagine e altri di 500.

9) Quanti manoscritti ricevete di media al giorno e al mese? Quanti di questi superano gli step e arrivano alla pubblicazione?

In media riceviamo 30-40 proposte editoriali al mese, ma quelle interessanti sono davvero poche. Il valore letterario è molto scarso, e spesso gli autori non conoscono minimamente le regole elementari del mondo editoriale. A volte pensano che l’editore sia un sorta di agenzia al servizio dell’autore, e non è così. Questo è diciamo il primo “step”: la capacità di formulare una proposta editoriale serie e credibile. Poi c’è la lettura, la valutazione del testo e della sinossi, la compatibilità con la nostra linea editoriale e con i nostri progetti. E’ una selezione piuttosto dura, anche perché non possiamo pubblicare tutto quello che ci viene inviato, anche se valido.

10) Investite molto nella promozione dei vostri libri?

Investiamo tutto quello che possiamo. Purtroppo una casa editrice piccola ha disponibilità economiche minime e la maggior parte viene assorbita dalla spese vive (non solo la stampa, ma le bollette, i corrieri ecc.). Pur con questi limiti. cerchiamo di investire al massimo nella promozione. Organizziamo sempre molte presentazioni, in città diverse, abbiamo un ufficio stampa professionale, realizziamo dei booktrailer per ognuno dei nostri volumi. Insomma, ce la mettiamo tutta.

11) Risponderete sia in caso positivo che negativo ai vostri autori?

Sì, rispondiamo sempre agli autori.

12) A quanto ammontano i tempi di attesa per la valutazione?

Non ci sono termini rigorosi, perché dipende dalla mole del lavoro redazionale. In media in 4-5 settimane l’autore ha una risposta.

13) A chi devono essere inviati i manoscritti?

E’ meglio inviarli per email a uno dei nostri recapiti; quello più usato è cutupedizioni@yahoo.it

14) Quali caratteristiche devono avere?

La sinossi è indispensabile per capire se il testo può essere potenzialmente di nostro interesse. Consigliamo gli autori di imparare a scrivere una buona sinossi(una o due pagine al massimo), che è in sostanza un sunto preciso degli eventi raccontati nel romanzo, e a non confonderla con la quarta di copertina di un libro (la quarta deve creare attese nel lettore, la sinossi deve spiegare tutto). Insieme alla sinossi si può inviare l’intera opera oppure anche solo 2-3 capitoli.

15) Trattate anche Autori esordienti?

Cut-up ha una collana dedicata proprio agli autori esordienti (si chiama NEON – Nuovi narratori). Questo per sottolineare l’importanza che attribuiamo ai giovani scrittori.

16) Come possiamo vedere il vostro catalogo?

Il nostro catalogo è presente sul sito www.cut-up.it. , ci sono tutti i nostri libri con un sunto della trama, la copertina, i dati tecnici e la possibilità di acquisto (presso di noi oppure dai principali store di vendita online).

Intervista alla Casa Editrice 13lab

1) Come nasce la casa editrice?

Nel gennaio del 2013, dalla curiosità e la voglia di scoprire e di firmare nel tempo i fatti per renderli indelebili, 13Lab produce e realizza contenuti video e digitali di tipo turistico, pubblicitario, culturale, storico ed antropologico. Intuisce che la nuova frontiera della comunicazione per immagini è il documentario e che se prima il mondo si raccontava solo attraverso la scrittura, oggi, in uno scenario sempre più innovativo, è indispensabile avere anche uno strumento di crescita, di partecipazione e di conoscenza. Alla produzione cinematografica si aggiunge un catalogo con titoli di diversi ambiti disciplinari: narrativa, medicina, sport, e molto altro.

2) Chiederete un contributo ai vostri autori per pubblicare o siete totalmente free?

Pubblichiamo senza chiedere contributo, e questo è chiaramente evidenziato sul sito web – www.13lab.it – alla pagina Partnership. Il nostro intento è quello di dare voce agli autori, e saranno poi i loro libri di qualità a conquistare i lettori. Inoltre in questi giorni stiamo lavorando ad un progetto che vedrà la realizzazione, in autunno,  di un nuovo modo di concepire l’editoria: YOURSELF (sulla scia del self publishing). Altre informazioni verranno divulgate attraverso i nostri social network.

3) Quali sono i vostri punti di forza per emergere in un mercato dove le grosse case editrici riescono a monopolizzare la distribuzione?

Lo slogan di 13Lab è: la casa editrice che promuove la lettura con gli occhi di chi legge. Quando abbiamo cominciato, ci siamo resi conto che essere un editore non vuol dire solo stampa e distribuzione. In Italia purtroppo si legge poco, ed è importante partire dalla “comunicazione e divulgazione della lettura” per far arrivare al pubblico la passione per i libri. Quello che cerchiamo di fare attraverso i nostri social network, argomentando il mondo dei libri.

4) Libri cartacei o ebook, su cosa puntate principalmente?

Entrambi, vogliamo soddisfare la richiesta di un pubblico sempre più attento ed esigente. Gli ebook sicuramente rappresentano l’evoluzione nell’era digitale ma molti lettori sono ancora legati al cartaceo e al piacere di sfogliare le pagine e di annusare il profumo della carta.

5) Per il cartaceo avete già qualche distributore o librerie di fiducia?

13Lab è casa editrice e società di distribuzione. Seguiamo un libro da quando è ancora una bozza al momento in cui arriva al lettore.

6) Quali sono i generi su cui puntate? Quali i generi che non pubblicare proprio?

Non abbiamo generi preferiti o meno, pubblichiamo il libro che ci conquista.

7) Cosa cercate nei romanzi da pubblicare?

Difficile spiegarlo con le parole, è una questione di sensazioni più che di testa. A noi piace vivere il contenuto di un libro, immedesimarci nei personaggi, ci piace il modo in cui l’autore riesce ad indirizzare la nostra fantasia, le emozioni provocate dalle parole, la suggestione delle ambientazioni, tutto quello che poi conquisterà i lettori.

8) Avete delle limitazioni di lunghezza oppure no?

No.

9) Quanti manoscritti ricevete di media al giorno e al mese? Quanti di questi superano gli step e arrivano alla pubblicazione?

Al giorno 15/20 manoscritti, al mese 400 circa. Di questi 400, 100 arrivano alla pubblicazione.

10) Investite molto nella promozione dei vostri libri?

La promozione è indispensabile per la valorizzazione dei libri e se vogliamo anche degli autori, perche’ abbiano sempre l’entusiasmo di scrivere.

11) Risponderete sia in caso positivo che negativo ai vostri autori?

Certo, la nostra filosofia di vita deve combaciare con quella degli autori. E solo in questo modo che si raggiunge l’obiettivo prefissato.

12) A quanto ammontano i tempi di attesa per la valutazione?

All’incirca una settimana.

13) A chi devono essere inviati i manoscritti?

All’indirizzo mail info@13lab.it per essere valutati dalla redazione.

14) Quali caratteristiche devono avere?

Chiediamo di inviarci una sinossi di 1200 battute e il curriculum vitae.

15) Trattate anche Autori esordienti?

Noi diamo valore ai libri, e allo stesso tempo vogliamo far crescere gli scrittori emergenti perché il loro successo sarà il nostro.

16) Come possiamo vedere il vostro catalogo?

Attraverso il sito web: www.13lab.it e le pagine dei social network: facebook, 13Lab e Twitter @13Lab_

E’ possibile contattare la casa editrice sia attraverso la pagina FB, che attraverso il profilo twitter; inoltre è possibile contattare gli editori anche attraverso i loro profili facebook personali Giusy Esposito Palmieri e Luca Saulino.

Intervista a … Stefano Pallotta

L’intervista di oggi è con Stefano Pallotta, prolifico autore di libri e fumetti…

Stefano, il 25 ottobre, venerdì in pratica, esce il tuo primo romanzo “Candya Dehawkness nell’era degli Alfieri” so che in realtà hai scritto anche altro, ma concentriamoci, per questa volta, sulla tua eroina, cioè sulla tua opera 🙂

 

1) Da cosa è nata l’idea del romanzo?

Ho sempre pensato di voler scrivere un romanzo. La perifrasi che ho usato non è casuale: non ho mai davvero voluto scriverlo, perché ero terrorizzato al solo pensiero, sapevo benissimo a quale fatica mentale sarei andato incontro. Però era una sfida che mi affascinava, e sapevo che un giorno avrei finito per farlo. Ho atteso, volevo essere abbastanza maturo da capire di cosa parlavo, quando ne parlavo. Ho capito che avrei dovuto campare cent’anni come minimo, e alla fine ho mediato con un “abbastanza maturo”. Comunque, non ho avuto fretta, mi sono lasciato ispirare da ciò che mi piaceva, non ho nemmeno per un istante pensato di scrivere qualcosa “alla moda”, tanto per intercettare il gusto del pubblico. Sono convinto che se scrivi qualcosa che ti piace davvero leggere, mentre la scrivi, sei già un passo avanti. Ho attinto alle mie passioni, che sono i fumetti e gli anime, ma non con intento parodistico o citazionista; volevo ricreare sulla carta certe sensazioni, certe emozioni che ho provato e provo tuttora. Così “Candya Dehawkness nell’era degli Alfieri” è indubbiamente un fantasy, almeno per l’atmosfera medievaleggiante e per per lo spirito di base: l’avventura, il mistero, la fantasia… però è anche qualcosa di completamente diverso, perché non ci sono elfi, nani, maghi e draghi. I personaggi sono i miei personaggi, agiscono nel mio mondo, con le mie regole. Alla fine ho capito di voler scrivere questo, e quando l’ho capito, l’ho fatto.

2) Quando mi è stato nominato il titolo del romanzo, ho pensato che fosse scritto “Candia The Hawkness”, invece mi sbagliavo. Come è nato il cognome della protagonista?

La protagonista ha la pelle bianca, quindi Candya era perfetto. E poi adoro Candy Candy, quella sì che è una guerriera, una che non si arrende mai. Candya è diversissima, per carità. Però Candya è sempre un bel nome. Dehawkness: i nomi dei personaggi devono essere evocativi: “De” evoca la nobiltà. “Hawk” evoca il falco, “Ness” il mistero (Loch Ness). Un personaggio dall’animo nobile, coraggioso e bettagliero come un falco, misterioso e fiabesco.

3) In che rapporto ti poni con il genere fantasy?

In rapporto conflittuale. Ho letto molto poco, non ho nemmeno visto il due del “Signore degli Anelli”. Ho giocato un po’ a D&D. Però mi piace la libertà di cui il genere si nutre. Mi piace la “sempiterna lotta tra il bene e il male”, e la possibilità di ricreare il mondo.

4) Ti sei mai confrontato con generi diversi?

Ho scritto un romanzo di fantascienza, “Coattiva Coscienza”, che ha poi parzialmente ispirato il mio fumetto “Battle Human Zaoga”, e il comico-demenziale “Le sconcertanti avventure di Sylvester Stronz”. Ma se me lo chiedete di nuovo, negherò di aver scritto quest’ultimo…

5) C’è qualche cosa che vuoi dirci ancora?

Sì, certo! “Non bisogna essere dogmatici.” Questo è il mio motto: quando leggete qualcosa che ho scritto io, sappiate che andrò inevitabilmente a parare da un’altra parte rispetto all’iniziale direzione. La storia ha sempre un’anima lineare, pura avventura. Ma piano piano, anche se all’inizio non ve ne accorgete, vi schiaffo là delle sottotrame, vi dò degli indizi per qualcosa di così nascosto che non pensavate nemmeno di doverlo andare a cercare… non una parola è casuale, tutte sono state ponderate e messe lì dove volevo metterle, tutte mattoni d’un grande edificio. Le cose non sono mai come sembrano, i personaggi non fanno mai quello che pensate voi… e se per caso lo fanno, allora siate sicuri che quelle azioni non avranno le conseguenze che credete. Io non sono dogmatico, e voi?

Intervista a…. Marco Paracchini

1) “Il Duca Dragàn” , della serie Angerwolf, è ambientato a Pergine, che rapporti hai con la città?

La mia famiglia ha radici trentine, ergo ho un forte legame con la Valsugana. Pergine è una cittadina che conosco molto bene e l’ho sempre trovata interessante come location per un film, ma considerando che ormai l’attività di narratore mi riesce meglio nei libri più che nell’audiovisivo, ho deciso di utilizzare parte della sua vera storia per ambientarci una fitta trama di horror classico, là ove le alte mura del castello perginese fanno volare alta la fantasia!

2) Il tuo protagonista è un tipo un po’ particolare: c’era già o è nato quando ti è stato presentato il progetto Angerwolf?

La casa editrice che ha pubblicato il mio primo libro (ora fuori catalogo) mi aveva chiesto una storia di vampiri che potesse strizzare l’occhio agli young-adults (era l’epoca di “Twilight”), ma presentai all’editore solo lo scambio di battute tra l’eroe (che all’epoca era senza nome) e il vescovo. La bozza non piacque e io non ero adatto a scrivere storielle per ragazzine, dunque abbandonai il progetto. Anni dopo è giunta la proposta di Bellesi & Francato per scrivere una storia mannara dunque ho ripreso in mano quell’introduzione che divenne qualcosa di straordinario: mi portò nuove idee, riscrissi il personaggio e cambiai (ovviamente) quasi tutta la mappa narrativa per renderla migliore, accattivante e decisamente più adatta a un pubblico che ama l’horror classico e non le vicende adolescenziali di licantropi innamorati. Oggi Jean-Claude vandenberg è, a detta di molti, un eroe che potrebbe sbaragliare la concorrenza: credo nella sua forza e gli editori anche, tant’è che mi hanno invitato a scrivere altri due atti!

3) Questa non è la tua prima opera. Come è nata la passione per la scrittura?

Non ho mai avuto la passione per la scrittura, ho avuto la passione per la narrazione di eventi, personaggi o eventi. Ho sempre lavorato in contesti in cui raccontare una storia, un brand o un format educativo, erano il pane quotidiano ergo, dopo qualche anno, stanco di avere tante belle idee non realizzabili cinematograficamente, mi sono dato alla scrittura. Quanta fatica, però! Giungere dalle sceneggiature e immergersi nella narratologia non è stato facile: ho seguito un corso, scritto moltissimo e fatto tanti errori (e parecchi ne faccio ancora), ma l’impegno e l’amore che metto nello storytelling comincia a darmi grandi soddisfazioni. Scrivere su invito è qualcosa che cambia il modo di vedere le cose e lo si affronta con più energia.

4) C’è qualcos’altro che vuoi dire? Optiamo per il marzulliano “fatti una domanda e datti una risposta”?

Voglio solo ringraziare chi ha avuto fiducia in me: in primis gli editori e poi coloro che hanno avuto il coraggio di addentrarsi nello spietato mondo di Vandenberg! Buona lettura!

Intervista a…. DARIO CAMILOTTO

Oggi mi trovo con Dario Camilotto, sagace scrittore e poliedrico artista (le sue T-shirt dipinte a mano sono delle vere opere d’arte), in attesa dell’uscita della sua nuova opera (a giorni), facciamo quattro chiacchiere davanti ad un caffè:

La mia prima domanda prende direttamente spunto dalla sua nuova opera, molto diversa dalle precedenti che “sfoglio” con lui in anteprima.

Domanda: “30 Viaggi nel tempo” è un’opera molto diversa dalle tue opere precedenti. Come è nata l’idea?

Dario, come sempre sorride prima di rispondere: Da una risata. Le buone idee, quelle che ti convincono, nascono sempre da un’emozione intensa. Possono provocare inquietudine, disagio, terrore, se ci metti di mezzo la lama di un coltello puntata alla gola di una bambina che dorme nel suo lettino alla luce lugubre della luna, oppure possono provocare una bella risata, se lo scenario è la bottega di un celebre pittore del Rinascimento, e tu con un furbissimo sotterfugio cerchi di impadronirti di un suo capolavoro per poi tornare ai giorni nostri e diventare l’uomo più ricco della Terra. Il pittore in questione potrebbe essere per esempio Tiziano Vecellio, costretto a letto da una malattia, il quale, vedendoti entrare nella sua stanza, e scambiandoti per un altro celebre personaggio del tempo, ti dice: “Michelangelo, fiòl de una troia! Cossa ti gà portà? El penèlo e l’acqua santa per darme l’estrema unsiòn?” Ecco, quando ti metti a raccontare una storia vivace e leggera, e tu stesso scoppi improvvisamente a ridere, vuol dire che la cosa funziona. Da parte mia, trovo interessante ogni genere di narrativa. Fino ad ora ho scritto thriller. La sfida, con i 30 VIAGGI NEL TEMPO, è quella di affabulare il lettore e trascinarlo con me in un viaggio incredibile a ritroso nei secoli. Conoscerà di persona il Caravaggio, Michelangelo, Leonardo da Vinci, il Mantegna, Giotto e molti altri artisti, ciascuno immerso nel suo tempo. Ogni racconto è un vorticoso fatto di cronaca che farà sorridere, ridere e che talvolta provocherà anche un brivido di terrore. In fondo, lo spirito del thrillerista mi vibra ancora nelle dita, quando battono sulla tastiera .

Domanda: Quanto c’è di vero e quanto invece è frutto delle tua arte nei racconti?

 Tutte e due le cose insieme. Per ambientare correttamente ogni racconto, mi sono documentato fin nei dettagli, sicché il lettore avrà un’impressione molto realistica dello scenario che lo circonda, al solo scopo di creare il sortilegio necessario a mettere in luce i personaggi, come in una vicenda cinematografica. Fatto questo, e mi viene in mente una cucina, mi sono calcato in testa il cappello da cuoco, ho impastato per bene gli ingredienti e poi ho cacciato tutto a lievitare in forno.

Domanda: Molte persone oggi vogliono scrivere, che consigli vuoi dare agli scrittori di oggi?

A tutti quelli che scrivono con il desiderio segreto di essere pubblicati, il solo consiglio che mi sento di dare è questo: se avete del tempo a disposizione, e un angolo tranquillo nel quale raccogliere le idee, non fate l’errore (piuttosto comune) di scrivere per voi stessi. Bisogna imparare a scrivere per gli altri, cioè sposare la storia che si vuol raccontare con i motivi per i quali gli altri dovrebbero leggerla. E ricordate la regola prima e fondamentale: non ha importanza la storia in sè, ma come la si racconta.