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Intervista a… Sabrina Sala

In occasione dell’uscita di “Profilig Adrian”, monografia su Adrian, protagonista bello e dannato di La caccia, abbiamo fatto quattro chiacchiere con la sua creatrice, Sabrina Sala

1) Come è nata l’idea de “La caccia”?

La caccia” è nata in seguito ad una chiacchierata con Fabrizio Francato della Bellesi&Francato editori e alla sua idea di creare e sviluppare una collana (Angerwolf) davvero originale… L’editore ha creato un suo universo, un mondo mannaro fatto di regole precise e confini invalicabili che se da un lato confermano tutto quello che sappiano dei licantropi, dall’altro ne tracciano una nuova identità… Su questa “piattaforma” io, come altri autori, ho avuto modo di sviluppare la mia storia, la mia trama, il mio personaggio… scegliendo liberamente ambientazione, periodo storico, protagonisti e comprimari… Stando bene attenta, però, a rispettare quei “paletti” che fanno di Angerwolf non solo una collana di romanzi ma un mondo a se stante…

 

2) Adrian c’era già nella tua mente o è stato creato per Angerwolf?

Adrian, protagonista assoluto del racconto, è sempre stato nella mia mente… Come tutti gli altri personaggi che pullulano nei miei pensieri e che cercano solo il momento (o la trama) giusto per venire allo scoperto. Quindi, non posso dire che Adrian sia nato per Angerwolf… diciamo che Angerwolf l’ha messo… a nudo, ehehehehe! E’ un personaggio ostico, anche per me… E’ serio, severo, tormentato, coraggioso, ligio alle regole ma pronto ad infrangerle se necessario. Un giovane uomo d’altri tempi (in effetti siamo nel 1370 circa) con un peculiarità tutta da scoprire… meglio se al chiaro di luna.

 

3) Come è nata la passione della scrittura?

Tutta colpa di Josephine March! La Jo di “Piccole donne”, romanzo di Luisa May Alcott. E’ stato amore a prima “pagina” e come lei ho iniziato a scrivere, scrivere… Non amo molto i personaggi femminili, in genere… Ho sempre preferito quelli maschili (non solo da lettrice e da spettatrice ma anche da autrice). Josephine March rappresenta per me una delle poche, anzi rare, eccezioni…

 

4) Adrian è per noi lettori (forse dovrei dire lettrici) un personaggio letterario, con quest’opera lo rendi anche visivo, donandogli un corpo e, soprattutto, un volto, come è nata questa scelta?

Ehehehehehe! Adrian, come tutti i miei personaggi, del resto, è il frutto e la vittima della mia fervida fantasia… E come non posso esimermi dallo scrivere, non posso trattenermi dal disegnare… E’ sempre stato così! Da quando ho iniziato a scrivere… Fissare graficamente sulla carta i protagonisti dei miei racconti mi ha sempre aiutato ad entrare maggiormente in sintonia con loro… e così è stato anche con Adrian. Mentre scrivevo, mentre vedevo, sentivo, toccavo tutto quello che descrivevo parola dopo parola, così nella mia mente si formavano le immagini di Adrian e del suo mondo e la mia mano fremeva per afferrarle e “scolpirle” sulla carta… così, è nato l’ADRIAN “grafico” che oggi conosciamo… Il suo sguardo, la piega amara della sua bocca… i suoi muscoli guizzanti…

 

5) cosa puoi dirci di Adrian che ancora non ci hai detto? Senza svelare troppo il seguito della storia

Adrian è un uomo a “caccia” di verità, vendetta… ma soprattutto di stabilità. Ha un forte senso dell’onore e del dovere e questo mi piace moltissimo… Ed è sensuale. Questa sua sensualità, insieme alle altre caratteristiche che lo distinguono dal resto del… branco… sarà decisamente presente anche nel seguito della storia… ma non posso dire di più!

 

6)Quale parte del profilo di Adrian ti piace di più? e in definitiva… Adrian è il tuo tipo?

Se per “profilo” intendiamo il suo carattere, il suo modo di essere… credo che la risposta dovrebbe essere la sua estrema severità. Se per “profilo”, invece, intendiamo il SECRETBOOK… beh, le illustrazioni a colori (adoro stendere il colore, pennellata dopo pennellata, velo dopo velo, ascoltando della buona musica e immaginando pensieri e parole di Adrian, ehehehehe) e la prova a fumetti!

 

E per quanto riguarda l’ultima domanda… Sì! Adrian è il mio tipo. E’ decisamente il mio “tipo letterario”, eheheheheh! Nel senso che mi piace assolutamente leggere e scrivere di tipi come lui… E’ il mio protagonista perfetto! L’eroe/anti-eroe… Ma nella vita reale, quella di tutti i giorni, quella contemporanea (che ammetto smonta parecchie mie fantasie, ahahahaha! Per questo amo scrivere spesso di posti e tempi lontani…) credo che finirei per scontrarmi, con un tipo del genere… Finiremmo per litigare, battibeccare continuamente… un po’ come succede con Hanna! Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi… Adrian è il vostro tipo ideale?

Intervista a…. Marco Paracchini

1) “Il Duca Dragàn” , della serie Angerwolf, è ambientato a Pergine, che rapporti hai con la città?

La mia famiglia ha radici trentine, ergo ho un forte legame con la Valsugana. Pergine è una cittadina che conosco molto bene e l’ho sempre trovata interessante come location per un film, ma considerando che ormai l’attività di narratore mi riesce meglio nei libri più che nell’audiovisivo, ho deciso di utilizzare parte della sua vera storia per ambientarci una fitta trama di horror classico, là ove le alte mura del castello perginese fanno volare alta la fantasia!

2) Il tuo protagonista è un tipo un po’ particolare: c’era già o è nato quando ti è stato presentato il progetto Angerwolf?

La casa editrice che ha pubblicato il mio primo libro (ora fuori catalogo) mi aveva chiesto una storia di vampiri che potesse strizzare l’occhio agli young-adults (era l’epoca di “Twilight”), ma presentai all’editore solo lo scambio di battute tra l’eroe (che all’epoca era senza nome) e il vescovo. La bozza non piacque e io non ero adatto a scrivere storielle per ragazzine, dunque abbandonai il progetto. Anni dopo è giunta la proposta di Bellesi & Francato per scrivere una storia mannara dunque ho ripreso in mano quell’introduzione che divenne qualcosa di straordinario: mi portò nuove idee, riscrissi il personaggio e cambiai (ovviamente) quasi tutta la mappa narrativa per renderla migliore, accattivante e decisamente più adatta a un pubblico che ama l’horror classico e non le vicende adolescenziali di licantropi innamorati. Oggi Jean-Claude vandenberg è, a detta di molti, un eroe che potrebbe sbaragliare la concorrenza: credo nella sua forza e gli editori anche, tant’è che mi hanno invitato a scrivere altri due atti!

3) Questa non è la tua prima opera. Come è nata la passione per la scrittura?

Non ho mai avuto la passione per la scrittura, ho avuto la passione per la narrazione di eventi, personaggi o eventi. Ho sempre lavorato in contesti in cui raccontare una storia, un brand o un format educativo, erano il pane quotidiano ergo, dopo qualche anno, stanco di avere tante belle idee non realizzabili cinematograficamente, mi sono dato alla scrittura. Quanta fatica, però! Giungere dalle sceneggiature e immergersi nella narratologia non è stato facile: ho seguito un corso, scritto moltissimo e fatto tanti errori (e parecchi ne faccio ancora), ma l’impegno e l’amore che metto nello storytelling comincia a darmi grandi soddisfazioni. Scrivere su invito è qualcosa che cambia il modo di vedere le cose e lo si affronta con più energia.

4) C’è qualcos’altro che vuoi dire? Optiamo per il marzulliano “fatti una domanda e datti una risposta”?

Voglio solo ringraziare chi ha avuto fiducia in me: in primis gli editori e poi coloro che hanno avuto il coraggio di addentrarsi nello spietato mondo di Vandenberg! Buona lettura!