Oggi mi trovo con Dario Camilotto, sagace scrittore e poliedrico artista (le sue T-shirt dipinte a mano sono delle vere opere d’arte), in attesa dell’uscita della sua nuova opera (a giorni), facciamo quattro chiacchiere davanti ad un caffè:
La mia prima domanda prende direttamente spunto dalla sua nuova opera, molto diversa dalle precedenti che “sfoglio” con lui in anteprima.
Domanda: “30 Viaggi nel tempo” è un’opera molto diversa dalle tue opere precedenti. Come è nata l’idea?
Dario, come sempre sorride prima di rispondere: Da una risata. Le buone idee, quelle che ti convincono, nascono sempre da un’emozione intensa. Possono provocare inquietudine, disagio, terrore, se ci metti di mezzo la lama di un coltello puntata alla gola di una bambina che dorme nel suo lettino alla luce lugubre della luna, oppure possono provocare una bella risata, se lo scenario è la bottega di un celebre pittore del Rinascimento, e tu con un furbissimo sotterfugio cerchi di impadronirti di un suo capolavoro per poi tornare ai giorni nostri e diventare l’uomo più ricco della Terra. Il pittore in questione potrebbe essere per esempio Tiziano Vecellio, costretto a letto da una malattia, il quale, vedendoti entrare nella sua stanza, e scambiandoti per un altro celebre personaggio del tempo, ti dice: “Michelangelo, fiòl de una troia! Cossa ti gà portà? El penèlo e l’acqua santa per darme l’estrema unsiòn?” Ecco, quando ti metti a raccontare una storia vivace e leggera, e tu stesso scoppi improvvisamente a ridere, vuol dire che la cosa funziona. Da parte mia, trovo interessante ogni genere di narrativa. Fino ad ora ho scritto thriller. La sfida, con i 30 VIAGGI NEL TEMPO, è quella di affabulare il lettore e trascinarlo con me in un viaggio incredibile a ritroso nei secoli. Conoscerà di persona il Caravaggio, Michelangelo, Leonardo da Vinci, il Mantegna, Giotto e molti altri artisti, ciascuno immerso nel suo tempo. Ogni racconto è un vorticoso fatto di cronaca che farà sorridere, ridere e che talvolta provocherà anche un brivido di terrore. In fondo, lo spirito del thrillerista mi vibra ancora nelle dita, quando battono sulla tastiera .
Domanda: Quanto c’è di vero e quanto invece è frutto delle tua arte nei racconti?
Tutte e due le cose insieme. Per ambientare correttamente ogni racconto, mi sono documentato fin nei dettagli, sicché il lettore avrà un’impressione molto realistica dello scenario che lo circonda, al solo scopo di creare il sortilegio necessario a mettere in luce i personaggi, come in una vicenda cinematografica. Fatto questo, e mi viene in mente una cucina, mi sono calcato in testa il cappello da cuoco, ho impastato per bene gli ingredienti e poi ho cacciato tutto a lievitare in forno.
Domanda: Molte persone oggi vogliono scrivere, che consigli vuoi dare agli scrittori di oggi?
A tutti quelli che scrivono con il desiderio segreto di essere pubblicati, il solo consiglio che mi sento di dare è questo: se avete del tempo a disposizione, e un angolo tranquillo nel quale raccogliere le idee, non fate l’errore (piuttosto comune) di scrivere per voi stessi. Bisogna imparare a scrivere per gli altri, cioè sposare la storia che si vuol raccontare con i motivi per i quali gli altri dovrebbero leggerla. E ricordate la regola prima e fondamentale: non ha importanza la storia in sè, ma come la si racconta.