Nel cuore della Maremma toscana un autentico carosello di personaggi ruota attorno al Podere Pianetti, e ai suoi misteri: una contesa in famiglia, un quadro introvabile, un cadavere che emerge tra le sterpaglie di un incendio, e le capacità inventive di un narratore che intreccia magistralmente scienza arguzia e spirito toscano.
In un posto isolato e bellissimo della Maremma toscana, un’enorme tenuta tra le colline e il mare, si ritrova una compagnia di persone diverse tra di loro. È un appuntamento del destino, anche se non lo sanno. Si sta decidendo se vendere o no, a un gruppo finanziario cinese, la proprietà dove dimorano. E per ciascuno di loro, Poggio alle Ghiande è qualcosa di più che un semplice grande podere. I due proprietari, i gemelli Zeno e Alfredo Cavalcanti, sono divisi, pur senza aperta discordia; l’uno è un sofisticato collezionista d’arte che si è ritirato da decenni nella sua tenuta, l’altro è un broker di mondo i cui affari non vanno sempre a gonfie vele. La questione tocca in misura diversa i vari residenti che affittano i pochi alloggi nella tenuta. Quelli che invece sono ferocemente attaccati alla terra sono due famigli: il vecchio Raimondo, una specie di fattore misantropo che è stato lunghi anni in manicomio; e Piotr, un inquietante polacco fanatico religioso che fa il cameriere. Sono ospiti della villa anche Margherita, bella filologa chiamata a ordinare la collezione di Zeno, e Piergiorgio Pazzi, un genetista. Quest’ultimo incaricato di fare da esecutore di una singolarissima scommessa dalla quale dipenderà se vendere o meno. Una notte, un incendio improvviso divora il bosco di Poggio alle Ghiande e dentro il cerchio delle fiamme si ritrova il cadavere di Raimondo. E mentre sul vecchio fattore e su una certa opera di Ligabue scomparsa cominciano a circolare dicerie, un secondo omicidio toglie ogni dubbio sulla presenza di un assassino. Il mistero di quelle morti sta negli occhi di chi guarda.
Per Marco Malvaldi la cura dei personaggi riveste un ruolo fondamentale, non solo perché su di essi si impernia il gioco delle parti da commedia gialla dei suoi romanzi (l’umorismo), ma anche perché ognuno pur nella sua individualità viene a rappresentare un pezzo di mondo, un pezzo di costume, un pezzo di società (la satira). Così in questi misteri si respira una suspense un po’ da Agatha Christie – con un salotto di personaggi strani messi a interagire e ognuno con il suo mistero sospetto – e un’aria frizzante un po’ da Fruttero&Lucentini – con una satira di costume che non fa generalizzazioni ma dipinge tipi memorabili.
Titolo: Negli occhi di chi guarda
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio
N° pagine: 250
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 14,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936845
Archivi tag: Sellerio
Il mangiatore di carta
La storia sconosciuta di Johann Ernst Biren, curioso personaggio settecentesco, scoperto dall’autore tra le pagine delle Illusioni perdute di Balzac, col vizio ossessionante di divorare carta vergata di inchiostro. Attraverso libri, atti, documenti, memorie, epistolari, il racconto di una vita vera talmente incredibile da sembrare immaginaria.
Johann Ernst Biren, il mangiatore di carta, era per Balzac un esempio di «imperio del vizio». Eppure il poderoso scrittore gli dedica un brevissimo studio in un paio di pagine delle Illusioni perdute, facendo mostra quasi di voler strappare il segreto nascosto di quel curioso personaggio. Una curiosità che questo avventuriero settecentesco merita tutta: di natali oscuri finì con il diventare signore di Curlandia ed eminenza grigia dell’Impero russo; bellissimo di aspetto, capace di una grafia meravigliosamente elegante (risorsa preziosa in un’epoca di manoscritti), soccombeva a un vizio ossessionante: mangiare carta vergata di inchiostro, fino a divorare trattati internazionali e documenti preziosissimi dei sovrani cui prestava la sua opera di scrivano. Un gusto travolgente per la carta e l’inchiostro che lo portò sull’orlo del patibolo, da cui lo salvò, come un più modesto Casanova, l’avvenenza e la fuga.
Inseguendo Balzac, Edgardo Franzosini del Mangiatore di carta racconta la storia sconosciuta, frugando in documenti di ogni tipo e recuperando coincidenze e suggestioni. In una biografia romanzesca che aggiunge alla rappresentazione delle notizie sul Mangiatore altre due dimensioni: la storia quotidiana piccola e grande che gli turbinava intorno, e un altro piccolo mistero che accende l’interesse: perché Honoré de Balzac si appassionò a quel favorito, e perché non finì di raccontarne la storia? Cosa di personale lo attraeva o respingeva, o entrambe, di quel rapido e strano passante della storia?
Titolo: Il mangiatore di carta
Autore: Edgardo Franzosini
Editore: Sellerio
N° pagine: 144
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 12,00
Costo ebook: 8,49
EAN: 9788838937217
Flavia de Luce e il cadavere nel camino
1952. Flavia de Luce – grandissima esperta di veleni con un talento sherlockiano per chimica e delitto – ormai ha 12 anni e dall’Inghilterra viene spedita a Toronto, dove proseguirà gli studi presso la stessa Accademia femminile frequentata a suo tempo dalla madre Harriet. Nonostante il trasferimento in Canada non sia particolarmente gradito a Flavia, la nuova scuola le promette la concreta possibilità di penetrare nel mistero che circonda la figura della madre. E se questo non bastasse, appena sistemata nella sua camera di collegiale, dal camino piomba giù, avvolto nella bandiera dell’Union Jack, un cadavere mummificato. La piccola investigatrice si mette all’opera.
Sembra che Alan Bradley, il creatore di questa serie su un’argutissima adolescente detective, sappia così bene cos’è un’inglese, cos’è un college carico di tradizioni, cos’è un investigatore e cosa pensa una dodicenne, da miscelarli senza paradosso in misteri carichi di brume e di suspense stilizzata in cui il lettore si sente direttamente al cospetto della disarmante, innocente e provocatoria ironia di una ragazzina.
La dodicenne Flavia de Luce, dopo tante avventure, è ormai un’esperta dell’indagine scientifica.
Ma la nuova rete di enigmi che l’attende è piombata molto lontano dal laboratorio di chimica dove ama passare le giornate nel castello malconcio della sua famiglia decaduta. Il colonnello suo padre e zia Felicity, per ragioni poco chiare, hanno imposto che si iscrivesse all’Accademia Femminile della signorina Bodycote. L’Accademia è in Canada, a un Oceano di distanza dal caro Bishops Lacey, il piccolo villaggio dove sorge Buckshaw, la magione degli avi. Anche la madre Harriet studiò in quel vecchio college, dove la sua memoria è venerata da quando morì in Tibet misteriosamente. Le regole sono ferree, le istitutrici rigide come sergenti, e le compagne più o meno nevrotizzate dalla disciplina, però Flavia è un osso duro e facilmente comincia a conquistarsi una certa leadership.
All’improvviso davanti agli occhi di Flavia si apre la scena di una collegiale priva di sensi accanto a un cadavere mummificato e avvolto in una bandiera. Con la testa staccata dal corpo, è crollato giù dal camino spinto da chissà cosa. È un lampo, cui segue una grande confusione e l’arrivo della polizia. Flavia trova il tempo di osservare l’essenziale. Per fortuna la sua travolgente curiosità non incontra ostacoli da parte del simpatico ispettore di polizia incaricato, che non ha obiezioni ad averla in mezzo ai piedi, ma intanto cominciano a sparire ragazze. La plumbea nebbia di paura che scende tra quelle stanze, favorendo ogni tipo di sospetto tra i dimoranti, spinge la piccola Flavia ad affondare di più lo sguardo tra i vecchi segreti dell’Accademia, a interrogarsi sui motivi nascosti che hanno deciso la sua famiglia a mandarla lì. E alla fine scoprirà cosa vuol dire veramente essere la figlia di sua madre.
Sembra che Alan Bradley, il creatore di questa serie su un’argutissima adolescente detective, sappia così bene cos’è un’inglese, cos’è un college carico di tradizioni, cos’è un investigatore e cosa pensa una dodicenne, da miscelarli senza paradosso in misteri carichi di brume e di suspense stilizzata in cui il lettore si sente direttamente al cospetto della disarmante, innocente e provocatoria ironia di una ragazzina.
Titolo: Flavia de Luce e il cadavere nel camino
Autore: Alan Bradley
Traduzione dall’inglese: Alfonso Geraci
Titolo originale: As chimney sweepers come to dust
Editore: Sellerio
N° pagine: 432
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 15,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838937187
Per Flavia de Luce, argutissima adolescente detective, intrighi e segreti pieni di suspense in un college canadese carico di tradizioni frequentato a suo tempo dalla madre Harriet. È l’occasione per penetrare nel mistero che circonda la sua figura, e Flavia non se la lascerà scappare!
«Nelle pagine di Bradley contano la sapienza dell’intreccio, l’ironia, il riferimento alle migliori tradizioni del “giallo”. E lo scatto di fantasia. Ottima detective story. Nelle mani di una ragazzina» (Antonio Calabrò, Il Piccolo).
Borgo Vecchio
Nel piccolo quartiere raccontato da Giosuè Calaciura sembra concentrarsi l’energia esplosiva di un’intera città. È solo una manciata di viuzze nel cuore di Palermo ma ne contiene tutto il carattere, l’oscurità, la violenza e la bellezza. Qui si rispecchia, si deforma ogni vizio e virtù, cuore e budella, come fosse un condensato di vita, una versione raggrumata e forte di sapori palesi e occulti, pubblici e privati. Qui vivono Mimmo e Cristofaro, amici fraterni, compagni di scuola e complici di fughe; Carmela la prostituta e Celeste, sua figlia, che porta in nome il colore del perdono; Totò il rapinatore che tiene la pistola nella calza perché – così si dice – è più difficile da usare. Qui si allevano cavalli per le corse e si truccano le bilance delle salumerie, mentre l’ululato del traghetto che parte verso il Continente si confonde con i lamenti causati dai pugni di un padre ubriaco. Da un lato c’è il mare, col suo vento che scombina gli odori in vortici ballerini, portando fragranza di carne nelle case di chi carne non mangia mai. Dall’altro c’è la piana distesa della metropoli, coi suoi negozi, le signore benestanti, la legge e le guardie. Nei vicoli il profumo del pane sfornato due volte al giorno suscita un tale stupore che ciascuno si segna con la croce. E può capitare che le forze dell’ordine cingano in assalto il quartiere fino a presidiarne gli ingressi, come in un assedio medievale.
Sembra tutto fantastico e inventato, e invece nell’immaginazione di questa storia, nella lingua che la racconta, nel suo ritmo frenetico, domina la verità. Quella difficile, contraddittoria, di una città che non può soffocare le sue viscere, il suo cuore, perché lì si è posata la sua anima, lì si intravedono i miracoli e la meraviglia di ogni giorno, la fierezza e l’efferatezza dell’antico, del presente, e la speranza del futuro.
Titolo: Borgo Vecchio
Autore: Giosuè Calaciura
Editore: Sellerio
N° pagine: 144
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 14,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936272
Albert Savarus
Comparso in feuilleton nel 1842, Albert Savarus fu inserito da Honoré de Balzac nella Commedia umana tra le Scene della vita privata. Questa è la prima traduzione in italiano dell’opera da alcuni critici considerata uno dei capolavori della raccolta balzachiana.
La scena si svolge a Besançon, descritta come una cittadina militare bigotta e clericale. Vi si è installato da poco un giovane avvocato, Savaron de Savarus, che prepara minuziosamente la propria carriera in politica. Di lui si innamora una nobile giovinetta, Rosalie de Watteville, la cui importante famiglia, dominata dalla baronessa sua madre, sta preparando per lei un brillante matrimonio. Albert Savarus nasconde un segreto e ha l’imprudenza di scrivere un racconto, L’ambizioso per amore (interamente incastonato da Balzac dentro il testo principale), che narra della passione disperata di un Rodolphe per Francesca principessa romana. Una storia in cui si legge in trasparenza la vicenda stessa di Albert, profondamente innamorato di una aristocratica italiana. Rosalie, leggendo il romanzo, decifra l’enigma dell’uomo innamorato di un’altra, e da quel momento non trascura nessuna abietta azione abbastanza ingegnosa da rovinarne ogni disegno che possa allontanarlo da lei.
Albert Savarussi presta a molte interpretazioni e di vario genere, biografico, letterario, psicologico. Balzac con il racconto nel romanzo che fa comporre al suo eroe gioca allusivamente con stili e mode a lui estranei. L’altro personaggio femminile, la piccola Rosalie, si rivela sorprendentemente abile e finisce, con la sua perversione, per accattivarsi le simpatie di chi legge. In questo modo riesce una sovrapposizione di diversi piani di realtà, che distanzia dal semplice realismo e trasmette vertigini decisamente moderne. La vicenda riflette la biografia amorosa del grande scrittore: come Albert Savarus trasfigura nella finzione narrativa il proprio amore disilluso, così Honoré proietta nel romanzo il travaglio della relazione con la nobile dama che solo vicino alla morte diventerà sua moglie.
Titolo: Albert Savarus
Autore: Honoré De Balzac
A cura di: Pierluigi Pellini
Traduzione dal francese: Francesco Monciatti
Titolo originale: Albert Savarus
Editore: Sellerio
N° pagine: 240
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 13,00
Costo ebook: 8,99
EAN: 9788838936357
Storia di Maria Antonietta
di Edmond e Jules De Goncourt
Il ritratto benevolo di una regina sfortunata, Maria Antonietta, poco amata, spesso vituperata, per lo più considerata frivola. E tra le pagine il racconto di una corte e della Rivoluzione che segnò in maniera definitiva il declino dell’assolutismo e la nascita dell’età contemporanea.
«Una donna, una donna del diciottesimo secolo che ama la vita, i divertimenti, le distrazioni, come li ama e li ha sempre amati la gioventù della bellezza. Una donna un po’ vivace, un po’ pazzerella, un po’ beffarda, un po’ sventata, ma una donna onesta, pura, che non ha mai avuto – secondo l’espressione del principe di Ligne – che “una civetteria di Regina di piacere a tutti”».
Poco amata, spesso vituperata, per lo più considerata frivola, gli storici non sono stati teneri con Maria Antonietta. Invece, i Goncourt hanno il grande merito di radicare la sua vita nel secolo in cui visse. La storia, per i due fratelli del naturalismo francese, deve scendere dal suo piedistallo di razionalità o di disegno della provvidenza. La raccontano dall’interno, dai sentimenti: essa diventa «inchiesta sull’uomo» e curiosità per i ritratti illustri. Rovistando nella immensa quantità di cronache e di vicende, per ricostruire il documento preciso di una esistenza.
Così con Maria Antonietta, la giovane moglie di Luigi XVI, morta nel 1793 sulla ghigliottina, dopo il marito: ma mentre il re fu mandato al patibolo in carrozza coperta e a mani libere, lei vi fu trasportata sulla carretta con i capelli rozzamente tagliati e le mani legate.
E oltre il giudizio sulla controversa sovrana – che è di piena assoluzione, tanto da conquistarle la simpatia immediata del lettore – ciò che conta per i due infaticabili eruditi dell’Ancien Régime è di entrare dentro le stanze e gli ambienti, nei momenti intimi di una corte decadente e feroce.
«Cerchiamo di mostrare i caratteri, le abitudini, il modo di vivere dei principi e delle principesse coi quali ella deve vivere, le simpatie e le antipatie che necessariamente incontra. Questo quadro è importante per la giustizia storica».
Titolo: Storia di Maria Antonietta
Autore: Edmond e Jules De Goncourt
A cura di: Francesca Sgorbati Bosi
Titolo originale: Histoire de Marie Antoniette
Editore: Sellerio
N° pagine: 436
Genere: saggio autobiografico
Costo cartaceo: 20,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936654
In libreria da giovedì 18 maggio
Il denaro
di Émile Zola
Aristide Saccard architetta a Parigi una grandiosa speculazione internazionale. Scritto nel 1891 e ispirato ad una storia vera Il denaro si rivela, tra suspense e colpi di scena, come il primo romanzo finanziario.
La speculazione internazionale ideata da Aristide Saccard, che Émile Zola racconta in questo poderoso e profetico affresco dell’economia finanziaria globalizzata, è tutt’altra cosa dal disegno di possesso di un avaro: è il sogno di rinascita e distruzione di un visionario assetato di vita. E in questo lo scrittore francese riesce a cavare l’essenza di quell’astrazione capitalistica, il denaro, l’argent (che ironicamente in francese significa anche argento), così come si sublima nel mercato delle borse: con la cui stranezza conviviamo familiarmente e che allora iniziava a prendere la sua forma di impalpabile mostro.
Siamo nella Francia del Secondo impero, di Napoleone il piccolo, epoca d’oro per gli affaristi abbarbicati nella Borsa di Parigi, allora mercato del mondo. Un uomo piccolo dalle grandi ambizioni, Saccard, già rovinato da un passato tracollo, immagina un’immane impresa: la Banca Universale, finanziata da una massa di investitori allettati dal boom, e connessa alla costruzione di una rete ferroviaria intorno al recente taglio del Canale di Suez. Suoi compagni d’avventura sono un geniale ingegnere di ideali positivistici e una giovane vedova innamorata. Immediatamente si accende il fuoco speculativo, e Saccard è spinto verso il trionfo dalla crescente ebbrezza dei suoi anonimi finanziatori di varia fortuna. Ma un potente nemico domina meglio le leve dell’illusione e della crisi.
Ispirato a una storia vera di euforia e di panico, del 1882, con personaggi costruiti fondendo insieme figure vere di banchieri, questo romanzo del 1891 si inoltra negli ingranaggi più dettagliati del sistema finanziario ed è considerato una precisa prefigurazione di eventi futuri e anche recentissimi. Ma questo quadro è delineato dalle storie minute di moltissimi personaggi, attraverso le loro speranze e i loro progetti di vita. Nella lotta fatale che si svolge tra l’affarista impetuoso e il suo gelido avversario banchiere, non manca il romanzesco e la suspense, il colpo di scena e il comico.
E non manca nemmeno il romanzo di idee; i modi di pensare dei personaggi descrivono il nascere, in una società da poco uscita dalla supremazia del ceto sulla ricchezza, dei moderni cliché e dei dogmi correnti sul mondo degli affari.
Nonostante la sfida di Aristide Saccard, i suoi modi spietati e i suoi pregiudizi contengano valori inaccettabili, è difficile, però, non parteggiare in qualche misura per lui. E questa ambiguità è forse il punto di forza del romanzo. Essa sta ad illustrare il carattere di distruzione e creazione del capitalismo: «la speculazione è il richiamo stesso della vita, è l’eterno desiderio che costringe a lottare, a vivere; è nel piano della natura».
Titolo: Il denaro
Autore: Émile Zola
Editore: Sellerio
N° pagine: 616
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 16,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936128
Commedia nera n. 1
di Francesco Recami
Un romanzo brillante e cinico. Una satira dei costumi sociali in cui l’autore inverte gli stereotipi maschili e femminili. Una nuova serie spietata e agrodolce.
Un legame coniugale opprimente, un doppio vincolo, una prigionia psicologica che si trasforma inevitabilmente in una vera prigione dalla quale l’unica evasione possibile è il delitto. La storia narrata in questo romanzo potrebbe essere alla Patricia Highsmith, una relazione angosciosa che corre indissolubile verso l’abisso che aspetta. Solo che Recami ne fa una commedia nera, in cui si irride la morte perché la si teme, finché è la morte beffarda a prendersi gioco di tutti.
La coppia: Antonio Maria Cotroneo, titolare di una avviata sartoria di famiglia, e Maria Antonietta, una prorompente bellezza ammirata da tutti. Ma questo durante il fidanzamento. Poi il matrimonio; e il corso dei rapporti reciproci spinge lui a seppellirsi in casa e lei a esercitare una tirannia sempre più assoluta, quasi sadica: come un maltrattamento familiare al femminile. Prepotente, virilmente razionale e violenta, infedele in modo provocatorio, pronta a chiudere ogni spiraglio di vita in una claustrofobia di una parte sola, quella del marito, mentre lei, la moglie, è impegnata in una vita professionale gratificante o addirittura prestigiosa. In questo rovesciamento paradossale degli stereotipi maschili e femminili di un malmatrimonio, cosa può fare Antonio Maria? Uomo «dilaniato, dimidiato, diviso, tra un essere pensante e razionale e un essere emotivo e attanagliato dalla paura», escogita prima fughe, poi piccole vendette, infine progetti omicidi, cervellotici esorbitanti e fallimentari quanto quelli del Coyote dei cartoni con cui ama identificarsi. Ma cosa succede a stuzzicare la morte?
Con Commedia nera n. 1 Francesco Recami inizia un ciclo centrato sui più correnti incubi sociali, con una struttura narrativa a teatro boulevardier, a commedia mondana, per divertire, cioè letteralmente per deviare i loro fantasmi, deformarli attraverso la comicità dell’equivoco e il paradosso del rovesciamento del buono con il cattivo.
Titolo: Commedia nera n. 1
Autore: Francesco Recami
Editore: Sellerio
N° pagine: 224
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 14,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936098
La morte non è cosa per ragazzine
di Alan Bradley
Rupert Porson e la compagna Nialla burattinai di fama televisiva, con il loro furgone pieno di marchingegni teatrali e marionette, si fermano per qualche giorno a Bishop’s Lacey. Ma che ci fanno i due in quell’angolo di tradizione incastrato nella campagna inglese anni Cinquanta? A Flavia basta un’ombra di mistero per eccitarsi e le sue due passioni convergenti del delitto e della chimica trovano uno sfogo comune.
A Bishop’s Lacey, il paesino addormentato dove dimora l’undicenne Flavia de Luce, qualche scompiglio e un po’ di bizzarria sono portati da una strana coppia. Sono Rupert Porson e la compagna Nialla: un guitto che recita spesso quando parla e una maliarda dai capelli rossi, burattinai di fama televisiva, con il loro furgone pieno di marchingegni teatrali e marionette. Ma che ci fanno i due in quell’angolo di tradizione incastrato nella campagna inglese anni Cinquanta? Davvero sono lì solo per recitare Il fagiolo magico in parrocchia? A Flavia basta un’ombra di mistero per eccitarsi e le sue due passioni convergenti del delitto e della chimica trovano uno sfogo comune. E infatti è la chimica a offrirle il primo spunto per le sue scoperte indiscrete e curiose. Fuggendo ad ogni momento dal maniero semirovinato, dove il suo tempo trascorre tra il laboratorio, un litigio con le sorelle e un tè con il padre, incontra strane persone: una matta che gira per il bosco e sembra conoscere segreti, un tedesco ex prigioniero di guerra bello come un dio; orecchia di nascosto sospette conversazioni; apprende dal dolore insano di una madre la storia di un bambino morto impiccato. Fino a che si trova ad essere spettatrice di un’altra, clamorosa, morte, carica di un sinistro simbolismo, continuazione forse di un più antico enigma.
«È normale a 11 anni essere inaffidabile », ma stavolta Flavia rischia grosso.
I romanzi della serie di Flavia de Luce sono thriller raccontati da una bambina detective, dentro l’atmosfera da tipico giallo all’inglese. L’effetto è quel misto di brivido, gioco, ironia surreale, macabro e sorpresa che può sentire una bambina davanti al delitto avventuroso immaginato a partire da una giornata qualunque. Sapremo mai se Flavia riferisce o inventa?
Titolo: La morte non è cosa per ragazzine
Autore: Alan Bradley
Traduzione dall’inglese: Stefania Bertola
Titolo originale: The weed that strings the hangman’s bag
Editore: Sellerio
N° pagine: 416
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 15,00
Costo ebook: 9,99
EAN: 9788838936135
La carta più alta
Aldo, Ampelio, Gino e Pilade, i quattro pensionati-detective di Pineta affondano in questa nuova avventura fra un pettegolezzo, una bevuta e quattro risate, rompendo la monotonia della placida vita di provincia con arguzia e ironia. E dimostrando alla fine che la scienza serve, anche tra i tavolini di un bar.
«Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo», sbotta disperato Massimo il barrista. Ma è impossibile sottrarsi al nuovo intrigo in cui stanno per trascinarlo i quattro vecchietti del BarLume: nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo il ristoratore. Dalla vendita sottoprezzo di una villa lussuosa, i pensionati, investigatori per amor di maldicenza, sono arrivati a dedurre l’omicidio del vecchio proprietario, morto, ufficialmente, di un male rapido e inesorabile. Massimo il barrista, ormai in balìa dei vecchietti che stanno abbarbicati tutto il giorno al tavolino sotto l’olmo del suo bar nel paese immaginario e tipico di Pineta, al solito controvoglia trasforma quel fiume di malignità e di battute in una indagine. Il suo lavoro d’intelletto investigativo si risolve grazie a un’intuizione che permette di ristrutturare le informazioni, durante un noioso ricovero ospedaliero: proprio come avviene nei classici del giallo deduttivo. E a questo genere apparterrebbero, data la meccanica dell’intreccio, i romanzi del BarLume, se non fosse per le convincenti innovazioni che vi aggiunge Marco Malvaldi. La situazione comica dei quattro temibili vecchietti che sprecano allegramente le giornate tra battute diatribe e calunnie, le quali fanno da base informativa e controcanto farsesco al mistero. La feroce satira che scioglie nell’acido ogni perbenismo ideologico. La rappresentazione, umoristica e aderente insieme, della realtà della provincia italiana nel suo localismo, nel suo vitalismo e nel suo eccentrico civismo, incarnata in un paesino balneare della costa toscana, da dove passano e ripassano i personaggi di una commedia di costume in forma di giallo.
Titolo: La carta più alta
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio
N° pagine: 208
Genere: romanzo
Costo cartaceo: 13,00
Costo ebook: 8,99
EAN: 9788838926082