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Antagonista: cliché da evitare

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Qualche mese fa avevo già discusso l’importanza che la creazione di un buon antagonista riveste nella credibilità della nostra storia. Ca va sans dire che vanno evitati molti, cioè tutti, i cliché, a meno che non siano voluto per creare un senso di grottesco.

1^ cliché: l’aiutante dell’antagonista: niente gobba o altre deformità di varia natura: il romanzo gotico li ha già esplorati ampiamente. Naturalmente non deve nemmeno chiamarsi Igor…

2^ cliché: discorsi roboanti. Ormai non vengono più usati nemmeno nei racconti per bambini. Cosa dovrebbe fare il protagonista durante il discorso? Ovviamente non sarà in estatica ammirazione dell’eccelsa mente dell’antagonista. Cercherà di liberarsi dell’antagonista, soprattutto se questi, nel suo discorso, spiattella bellamente il suo piano…

3^ cliché: rivelazione del piano. Legato al precedente, se durante il discorso roboante l’antagonista spiattella il suo piano, al protagonista, beh, oltre al fatto che il protagonista ha un motivo per ascoltare l’antagonista, e ci sta, è stupido. È vero che dobbiamo in qualche modo rivelare il piano malvagio, ma questo è il modo più farsesco fra quelli possibili. In più vi ricordo l’equazione che vi ho già presentato in un post precedente: antagonista stupido = protagonista stupido. Sarebbe un comportamento stupido da parte dell’antagonista perché se il protagonista dovesse liberarsi, come di solito accade, prima che il piano dell’antagonista si sia completamente compiuto, avrebbe svelato tutto e il modo per mandare tutto all’aria.

4^ cliché: “sto per uccidere la tua fidanzata (o madre/padre/amica d’infanzia).
La motivazione che l’antagonista dà al protagonista per fare ciò che l’antagonista vuole è importante, non è sempre necessaria, ma quando c’è non dovrebbe essere quella usata da troppe storie. Questa lo è.

5^ cliché: “bene, bene… Cosa abbiamo qui?” frase sentita milioni di volte… Non la usa più nemmeno Gambadilegno nei film di Topolino… Possiamo evitarla. Anzi, dobbiamo evitarla.

6^ cliché: coinvolgere l’eroe in una sfida di intelligenza
A volte è l’eroe a coinvolgere l’antagonista in questo tipo di sfide per guadagnare tempo… Già visto, già usato da tanto, anche questo è un cliché, quindi è da evitare.

7^ cliché: l’antagonista che gongola nella vittoria. Troppo presto.
Ormai non viene usato nemmeno più nelle storie per bambini, e sapete che i bambini hanno bisogno dei cliché, non è un caso che ci costringerebbero a vedere lo stesso file decine di volte fin quando non anticipano le battute (tutte le battute) e le scene.
Il protagonista, grazie al sudore dell’autore, riesce a uscire dalle situazioni più improbabili. L’antagonista che festeggia e il protagonista che gli rovina la festa è ormai un classico.

8^ Cliché: voltarsi quando il protagonista dice “guarda dietro di te”.
Un antagonista con un minimo di serietà capisce che è un diversivo del protagonista per guadagnare tempo. È l’unico caso in cui la risposta dell’antagonista può essere una risata, non malefica, ma beffarda…

9^ cliché: cacciare l’eroe in una trappola elaborata e poi abbandonarlo (dandogli la possibilità di venirne fuori)
Chiaro che l’antagonista si allontana per dare l’ultimo tocco alla trappola, mettere a posto l’ultimo tassello, ma risulta anche questa un’azione stupida, senza contare che più il piano è elaborato, più ci sono variabili in gioco, quindi più cose che possono andare storte. Non è un segno di intelligenza da parte dell’antagonista concepire un piano elaborato, ma è un segno di insicurezza o di “non ho nient’altro di cui occuparmi”. Il piano migliore è quello semplicemente geniale.

10^ cliché: risata malefica… Cioè, capiamoci… Solo Disney può. Non perché sia lui, ma per il discorso fatto prima sul rapporto bambini-cliché.

Il seguito del podcast è a questo indirizzo.

NaNoWriMo non ti temo!

Novembre si avvicina, per chi si occupa di scrittura con un occhio all’America questo è IL mese della scrittura.

Novembre significa NaNoWriMo (National Novel Writing Month) cioè una sfida a cui tutti gli aspiranti o emergenti scrittori e i blogger americani che si occupano di scrittura partecipano. Sempre più italiani osano… osano lanciarsi in una sfida in cui non ci sono classifiche, il cui unico premio è aver completato la prima bozza del proprio libro. Mica poco, se si considera che per chi vuole fare le cose bene, la prima bozza è difficile e non va mai bene abbastanza.

Il consiglio che tutti danno in questa fase, cioè nella fase della sfida, è quello di non editare mentre si scrive, in modo da non essere ipercritici e scrivere le benedette 1667 parole giornaliere. Questo, infatti, è il numero di parole che porta, alla fine del mese, ad aver completato un testo di 50.000 parole (mediamente 300.000 battute spazi inclusi).

Si inizia a scrivere il 1 novembre e si conclude il 30.

Il primo anno non ho avuto successo, mi sono arenata intorno alle 12.000 parole se non ricordo male… il secondo anno, ho fatto tesoro dell’esperienza e ho portato a termine la sfida.

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Nel corso degli anni, ho pubblicato dei post che possono ora tornare un po’ utili a chi vuole lanciarsi nell’impresa. Ve li raccolgo in modo che possiate ritrovarli più facilmente.

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E quest’anno? Quest’anno non lo so. Non ho preparato nulla, ho solo in mente un’abbozzo di storia. ambientato nello stesso universo degli altri, ma non l’ho minimamente organizzato. Io ho bisogno di vedere gli eventi nel loro ordine sequenziale e “consenguenziale”. Qui ho un inizio, una fine, qualcosa che sta nel mezzo, ma nulla che mi permetta di arrivare a 50000 parole, forse, se sono fortunata e in preda ad un delirio di scrittura, riesco ad arrivare a 10.000. Mi limiterò a guardare, a fare il tifo per i miei compagni dell’anno scorso e ad editare un libro di ricette che mi chiede da anni di essere completato. Anche quella è una bella sfida…

Motivare l’antagonista

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You don’t really understand an antagonist until you understand why he’s a protagonist in his own version of the world.

“Non capirai mai un antagonista finché non capirai che è un protagonista nella sua versione del mondo“

In un precedente post avevo detto che la motivazione per cui l’antagonista faceva ciò che faceva era importante. La motivazione del “perché è cattivo” è un cliché che lascia il tempo che trova.
In molti casi l’antagonista non è personificato, magari è una calamità naturale o è il mare o la montagna… Ma in tante altre situazioni l’antagonista è un essere o un gruppo di esseri umani.
Per meglio capire le motivazioni dell’antagonista, dobbiamo “metterci nei suoi panni”, vedere le cose dal suo punto di vista, almeno per il tempo in cui lo costruiamo. Corriamo il rischio di farci piacere più l’antagonista che il protagonista, ma pazienza…
Vediamo una serie di motivi per cui l’antagonista contrasta il protagonista.
1) amore: l’antagonista vuole sposare la stessa persona che intende sposare il protagonista.
2) vendetta: l’antagonista vuole rovinare il protagonista per vendicare qualche torto passato.
3) distinzione: l’antagonista vuole avere dei riconoscimenti, rispetto o vuole distinguersi in qualche modo.
4) desiderio di essere accettato: simile al precedente, ma in questo caso l’antagonista vuole essere accettato in un particolare gruppo e il protagonista si trova sulla sua strada, a intralciarla o è il gruppo del protagonista quello in cui il protagonista intende essere accettato.
5) giustizia: l’antagonista ha subito un torto da parte del protagonista o da parte di qualcun altro e vuole avere giustizia. Simile a vendetta, ma la distinzione è sottile…
6) avarizia: arricchirsi o rubare tutto il tesoro del mondo…
7)paura: la paura di quello che potrebbe succedere se il protagonista continuasse per la sua strada.
8) disperazione: l’antagonista ha una deadline a breve, sa che ha poco tempo per fare ciò che deve altrimenti qualcosa di terribile (per lui o per tutti) avverrà.
9) coesione sociale: l’antagonista appartiene ad un gruppo o è un gruppo di persone che per qualche motivo deve stare unito o per auto conservarsi o per raggiungere qualche scopo.
10) desiderio di migliorarsi: l’antagonista parte da una condizione svantaggiata (povertà, isolamento sociale…) e vuole arrivare alla condizione migliore in assoluto
11) il potere come mezzo per sé stessi: l’antagonista vuole il potere per cambiare le cose a suo favore.
12) scappare dal proprio destino: l’antagonista ha il destino segnato da una profezia o visione o richiesta, ma vuole evitarla, quindi sta cercando di evitare il proprio destino compiendo azioni che impediscano al destino di compiersi.
13) seguire il proprio destino: simile a quello di prima, ma in questo caso l’antagonista segue il proprio destino senza contrastarlo.
14) persecuzione: l’antagonista si sente perseguitato (dalla sorte, dal protagonista, da un’altro personaggio) e si comporta di conseguenza.
15) rivalità: sia l’antagonista che il protagonista vogliono la stessa cosa.
16) Scoperta: l’antagonista desidera scoprire il segreto del protagonista o di quale altro personaggio per usarlo contro di lui ( o a suo vantaggio in altro modo)
17) ambizione: l’antagonista vuole tutto ciò che è possibile avere e anche quello che non è possibile.
18) sopravvivenza: l’antagonista si trova in una condizione difficile e per uscirne è disposto a tutto, senza mezzi termini.
19) auto sacrificio: anche se appare strano che un’azione come un auto Sto arrivando! Rificco possa essere una motivazione per un antagonista dobbiamo sempre metterci nei suoi panni: se si sentisse l’unico in grado di salvare la città da un tiranno?
20) amore: sembra strano, ma anche l’amore, soprattutto se interpretato in maniera un po’ anomala, può essere una motivazione per un antagonista.
21) odio: forse la più semplice fra le cause, o almeno la più semplice da immaginare
22) cospirazione: una società più o meno organizzata, più o meno segreta per sventare il piano del protagonista o di altri personaggi..
23) onore: l’antagonista agisce per mantenere alto il suo onore
24) disonore: l’antagonista sente si essere privo di onore per qualcosa che è successo in passato o per la sua condizione e agisce in accordo con questa immagine che ha di sé (e/o che gli altri hanno di lui)
25) affetti innaturali: l’antagonista intende legarsi ad un personaggio per arrivare al cuore (o al letto) di un altro.
26) catastrofe: l’antagonista approfitta di una catastrofe per trarne vantaggio.
27) dolore e perdita: l’antagonista ha subito una perdita che gli ha causato dolore. Non crede più nel fare il bene e vuole solo far provare agli altri il dolore che prova lui.
28) ribellione: l’antagonista si ribella ad una situazione o al dominio del protagonista o di uno dei personaggi.
29) tradimento: l’antagonista si sente tradito dal protagonista o da qualche altro personaggio della storia e si comporta di conseguenza
30) spargere odio e paura: il protagonista è un sadico che adora infliggere paura, odio e dolore
31) corrompere chiunque: solitamente la corruzione è un mezzo, non una motivazione fine a sé stessa, ma potrebbe essere una motivazione se il personaggio vuole dimostrare qualcosa corrompendo.
32) controllare i ragazzi: l’antagonista potrebbe essere i sofferente verso i bambini o i giovani in generale, per cui potrebbe essere infastidito (e prendere provvedimenti) nei confronti di tutti quelli al di sotto di una certa fascia d’età
33) desiderio di essere lasciato in pace: l’antagonista voleva starsene tranquillo per i fatti suoi, ma è stato disturbato… Beh, non possiamo pretendere che la prenda con filosofia.
34) ritrovare qualcosa di scomparso o di perduto:
35) salvare l’umanità: non è detto che l’antagonista sia dedito solo a cose malvagie, potrebbe essere che per salvare l’umanità intenda contrastare/ eliminare un gruppo che, nella sua ottica, rappresenta una minaccia
36) servire un padrone: l’antagonista potrebbe essere agli ordini di qualcun altro o esservi legato e quindi agire in difesa o in favore o agli ordini di un personaggio in particolare. Il protagonista potrebbe essere di un’altra squadra.
37) distruzione: l’antagonista adora la distruzione o per qualche ragione vuole radere al suolo un’area.
38) desiderio di governare una parte del mondo: uno stato, una nazione, una razza….
39) governare il mondo:  perché limitare le proprie aspirazioni?