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Nominare il personaggio

Dare un nome ai personaggi è un momento fondamentale della loro caratterizzazione, negli scorsi anni mi sono spesso occupata di nomi, senza però riservare loro la spiegazione del perché della loro importanza.

Il brano musicale in sottofondo è “They Say” licenza CC0

Nominare i personaggi

Qui trovate l’elenco dei nomi.

Quanto deve essere lungo un romanzo?

Cominciamo col dire che la lunghezza di un testo non si misura in pagine, ma in cartelle, o meglio in battute, cioè in “caratteri”. In Italia. In America si misura in numero di parole.
In Italia una cartella corrisponde a 30 righe da 60 caratteri ciascuna. In pratica 1800 caratteri, spazi inclusi. Semplice, no? Certamente, se non fosse che per alcune case editrici la cartella corrisponde a 2000 battute. Quindi è meglio chiedere, o se si tratta di un bando di concorso, leggere bene. Ad esempio il bando della Harlequim di qualche giorno fa, indicava le cartelle minime che il testo doveva avere e indicava anche il fatto che si intendevano cartelle da 2000 battute ciascuna.
Che si tratti di cartelle da 1800 o da 2000 battute, un dato non varia: si intendono sempre “spazi inclusi”.

Classificazione delle opere in base alla lunghezza
Viene definito racconto tutto ciò che non supera le 50 cartelle (da 1800 o 2000 battute poco importa), si definisce racconto breve quello che non supera le 5 cartelle.
I racconti sembrano avere poca fortuna sui canali tradizionali (editoria cartacea), a meno che non si tratti di un raccolta di racconti che arriva alla lunghezza di un romanzo tradizionale, le ragioni sono facilmente immaginabili: l’impianto di stampa ha un costo che non viene ammortizzato per un racconto, che non potrebbe essere venduto ad un prezzo elevato…
Hanno invece miglior fortuna sull’editoria digitale che ha costi gestionali minori e prezzi di vendita più bassi. Ci sono anche alcuni canali, o meglio piattaforme, che pubblicano racconti più o meno brevi per lettori che leggono sui mezzi pubblici; una nuova frontiera e una nuova palestra, dunque.
Per quanto riguarda i romanzi, ovviamente si va dalle 50 cartelle in su, tenendo conto che un romanzo normale si aggira intorno alle 150 – 200 cartelle, quindi 50-100 cartelle sono l’equivalente di un romanzo breve. Resta da trovare la definizione di romanzo per le opere comprese fra le 101 – 149 cartelle, ammesso che serva trovarla, ovviamente!

Conversione battute/numero parole
Questa parte riguarda chi frequenta siti e blog americani, come dicevo prima, gli scrittori americani calcolano la lunghezza di un romanzo in base al numero di parole, se qualcuno di voi volesse partecipare al NaNoWriMo (ne parleremo) dovrà letteralmente fare i conti con il numero di parole.
Ho fatto un po’ di calcoli utilizzando come base diversi miei testi e, statisticamente, una parola italiana è mediamente formata da 5 caratteri (+ uno spazio) il che porta il rapporto parole/caratteri= 1/6. Quindi se ho scritto un testo di 300 parole avrò scritto una cartella  (da 1800 battute).

Come calcolo le battute
Fortunatamente tutti o quasi i programmi di scrittura ci aiutano in questo in un modo o nell’altro. Quando vi recensisco le app di scrittura vi indico sempre se c’è la possibilità del calcolo. A volte l’hanno in solo sistema, solo caratteri o solo parole, più spesso in entrambi. C’è poi un’app, writeometer, di cui vi parlerò più avanti, che ci aiuta a tenere il calcolo dei progressi fatti.
Per word si trova in revisioni, ma fidatevi, il mio veeeechio Mac (del 1993) l’aveva nel programma di scrittura.

Lunghezze americane
Non ci riguardano a meno che non si intenda sbarcare oltreoceano con la propria opera, ma in caso è meglio saperlo.
Storia breve: fino a 7500 parole
Racconto: 7500 – 18000 parole
Romanzo breve (Novella): da 18000 fino a 50000 parole
Romanzo normale: oltre le 50000 parole, solitamente però si tratta di  100000 – 110000 parole
In questo caso è inutile fare i conti di conversione, dato che se intendete usarlo per sbarcare oltreoceano, dovrete necessariamente tradurre il vostro testo in inglese e il rapporto parole/caratteri varia da una lingua all’altra.

Giusto per la cronaca, questo testo è formato da 592 parole.

lunghezza opere (online-audio-converter.com)

Il brano musicale in sottofondo è “They Say” licenza CC0

Software per la scrittura

Esploro in questo podcast alcuni software che aiutano gli scrittori ad organizzare il testo, senza perdersi. Di seguito ci sono i link ai produttori dei software, per provarli, vederli, farsi un’idea.

Scrivener

YWriter

Bibisco

Vellum (solo per Mac)

Ulysses (solo per Mac)


La musica del podcast, come sempre è
“They Say” licenza CC0

Questa è la prima parte del post, la seconda potete trovarla qui.

Stampare e pubblicare, c'è differenza!

Questa volta voglio fare chiarezza sulla differenza fra stampare e pubblicare.

Spesso sui gruppi di scrittura trovo persone che confondono le due cose, o non hanno ben chiaro quali siano i paletti della pubblicazione.

stampare e pubblicare

La musica del podcast, come sempre è
“They Say” licenza CC0

Introduzione ai personaggi-esempio di creazione del personaggio

Ho provato a creare un personaggio durante il podcast per mostrare il concetto dei livelli del personaggio.

In effetti, dalla creazione di un personaggio come questo, si creano già degli spunti per delle storie, sarebbe interessante continuare l’esperimento di creazione per vedere dove ci porterà.

introduzione ai personaggi

Come non farsi pubblicare – prima parte

Un post (e podcast) provocatorio e un po’ antipatico.

Dovevo farlo, prima o poi doveva capitare. Raccolgo gli errori più comuni che capitano agli aspiranti autori, quegli errori che, spesso pregiudicano una loro pubblicazione pur in presenza di un buon testo.

In altre parole fate esattamente il contrario degli errori che vi presento.

E state tranquilli, almeno uno o due di quegli errori, li abbiamo fatti tutti, almeno una volta.

Il brano musicale in sottofondo è “They Say” licenza CC0

come-non-farsi-pubblicare-parte-1

Quanto è importante il setting di una scena?

In macchina io ascolto musica o audiolibri, a seconda del momento…

Comunque, fra ciò che ascolto ci sono alcune canzoni di Edith Piaf, una in particolare mi ha ispirato il post di oggi. Non conoscevo il contesto in cui la canzone è nata e grazie a questo ho potuto immaginarmi significati diversi, sia fra loro, sia da quello originale che ho poi scoperto, fra l’altro…Importanza del setting-

La canzone è un monologo, il cinema ci ha abituato all’uso delle canzoni che manifestano i sentimenti e/o i pensieri che il personaggio non riesce a esprimere. Ho immaginato diverse scene e diversi contesti in cui questa canzone può essere usata, quindi, per tradurla in scrittura, ho preso un monologo e ho cercato diverse storie che si costruiscano intorno ad esso, in modo da giustificarlo o CONTESTUALIZZARLO.

Il contesto cambia l’interpretazione di una frase o di un gesto, a maggior ragione di un monologo.

La canzone esprime lo stato d’animo di una donna che ha accettato il suo io, si libera del suo passato, lo “spazza via” e decide di ripartire da zero.

L’ultima frase, in realtà l’ultima strofa, ne è la conclusione.

No niente di niente
no non rimpiango niente
perché la mia vita
e le mie gioie
oggi ricominciano con te”

Ora io ho immaginato la scena in vari modi : una donna che la canta al nuovo amore che si affaccia e spazza via quelli vecchi (la scelta più banale e pensavo fosse quella voluta dall’autore e mi sbagliavo).
Una donna che canta la canzone al proprio bambino appena nato, nato magari da una storia travagliata e non finita bene;
Una donna che canta la canzone davanti allo specchio da toeletta e quindi il “oggi la mia vita ricomincia da te” è riferito alla donna che vede allo specchio, cioè se stessa.

Il testo è forte sia come significati che come forza dei sentimenti. Fare i conti col proprio passato non è facile. Come non lo è per noi, non è una passeggiata nemmeno per i nostri personaggi.

Il contesto in cui inseriamo un monologo, però diventa fondamentale per capirla e per creare la scena al meglio. Interpreta i personaggi, dà loro una dimensione, uno spessore, un passato e, di fatto, un futuro. Il testo scritto può essere bello e emotivamente forte, ma è la sua contestualizzazione a renderlo storia.

Ho usato una canzone perché la riflessione è partita proprio da questa canzone, e fate conto che io tendo a mescolare, almeno nella mente, i vari media espressivi.

Ho cercato anche la traduzione, dato che, se per me il francese non rappresenta un problema, potrebbe essere invece lingua troppo straniera per qualche mio lettore.

Ho preso sia il testo che la traduzione da questo sito: https://www.infinititesti.com.

Vi consiglio comunque di dare un’occhiata al sito, dopo la traduzione, ho trovato la storia della canzone, cosa significasse per la cantante e come poi sia stata successivamente interpretata. Erano aspetti della canzone che io non conoscevo e la cui ignoranza mi ha permesso di “farmi i film” come ho fatto, ma che ora aggiungono al testo nuovi significati e interpretazioni, ovviamente diversi da quelli pensati da me.

Vi va di raccontarmi la vostra esperienza in merito?

 

Non je ne regrette rien (Edith Piaf)

“Non rien de rien
non je ne regrette rien
ni le bien qu’on m’a fait
ni le mal tout ça m’est bien égal

Non rien de rien
non je ne regrette rien
c’est payé, balayé, oublié
je me fous du passé

Avec mes souvenirs
j’ai allumé le feu
mes chagrins, mes plaisirs
je n’ai plus besoin d’eux

Balayés les amours
avec leurs trémolos
balayés pour toujours
je repars à zéro

Non rien de rien
non je ne regrette rien
ni le bien qu’on m’a fait
ni le mal tout ça m’est bien égal

Non rien de rien
non je ne regrette rien
car ma vie, car mes joies
aujourd’hui, ça commence avec toi”.

—————————————————-

Traduzione.

“No niente di niente
no non rimpiango niente
né il bene che mi hanno fatto
né il male, fa lo stesso

No niente di niente
no non rimpiango niente
ho pagato per tutto
è tutto cancellato dimenticato
me ne frego del passato

Con i miei ricordi
ho acceso un fuoco
dispiaceri e piaceri
non mi servono più

Cancellati gli amori
e tutte le incertezze
cancellati per sempre
riparto da zero

No niente di niente
no non rimpiango niente
né il bene che mi hanno fatto
né il male, fa lo stesso

No niente di niente
no non rimpiango niente
perché la mia vita
e le mie gioie
oggi ricominciano con te”.

(Traduzione a cura di Arianna Russo)

Nomi che significano Fuoco

Non sono molti i nomi che hanno questo tipo di significato, sono in tutto una ventina da tutto il mondo.

nomi-che-significano-fuoco

Nomi maschili

Agni
Aidan
Blaise
Brenton
Mishal
Brantley
Ignatius
Joash
Phoenix
Flint

 

Nomi femminili

Agnimitra
Azar
Shula
Pele
Kalama
Hestia
Fiammetta
Adara
Adeen
Aithne

 

Di che cosa hai paura? Fobie che iniziano con le lettere U, V, W, X e Z

Ultimo appuntamento con le fobie. Dalla prossima settimana il nostro appuntamento sarà con le ossessioni, ovvero le manie. Poi conto di passare alle superstizioni. Conclusa questa fase, avremo concluso i tratti negativi del personaggio, quelli che, meglio di ogni altra cosa riescono a scatenare il conflitto interno.

 

Fobie che iniziano con la lettera U di-che-cosa-hai-paura-fobie-u-v-w-x-z
Uranofobia: paura del cielo (del paradiso)
Urofobia: paura dell’urina (di urinare)

 

Fobie che iniziano con la lettera V
Vaccinofobia: paura delle vaccinazioni.
Venustrafobia: paura delle belle donne.
Verbofobia: paura delle parole.
Virginitifobia: Paura dello stupro
Verminofobia: paura dei germi.
Vestifobia: paura dei vestiti
Vitricofobia: paura del patrigno
Fobie che iniziano con la lettera W
Walloonfobia: paura dei valloni
Wiccafobia: paura delle streghe e delle stregonerie

 

Fobie che iniziano con la lettera X
Xantofobia: paura del colore giallo.
Xenoglossofobia: Paura delle lingue straniere
Xenofobia: paura degli stranieri (degli sconosciuti).
Xerofobia: Paura della siccità.
Xylofobia: Paura degli oggetti di legno o paura dei boschi.
Xirofobia: paura dei rasoi

 

Fobie che iniziano con la lettera Z
Zelofobia: paura della gelosia
Zemmifobia: Paura di un grosso topo.
Zeusofobia: Paura degli dei.
Zoofobia: paura degli animali.