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Il mio disastro sei tu

di Jamie McGuire

«Un giorno ti innamorerai, Travis. E quando succederà, combatti per il tuo amore. Non smettere di lottare. Mai.» Travis Maddox è solo un bambino quando sua madre, ormai con un filo di voce, gli lascia queste ultime parole. Parole che Travis conserva come un tesoro prezioso. Adesso Travis ha vent’anni e non conosce l’amore. Conosce le donne e sa che in molte sarebbero disposte a tutto per un suo bacio. Eppure nessuna di loro ha mai conquistato il suo cuore. Provare dei sentimenti significa diventare vulnerabili. E Travis ha scelto di essere un guerriero. Finché un giorno i suoi occhi scuri non incontrano quelli grigi di Abby Abernathy. E l’armatura di ghiaccio che si è scolpito intorno al cuore si scioglie come neve al sole. Abby è diversa da tutte le ragazze con cui è sempre uscito. Cardigan abbottonato, occhi bassi, taciturna. E soprattutto apparentemente per niente interessata a lui. Ma Travis riesce a vedere dietro il suo sorriso e la sua aria innocente quello che nessuno sembra notare. Un’ombra, un segreto che Abby non riesce a rivelare a nessuno, ma che pesa come un macigno. Solo lui può aiutarla a liberarsene, solo lui possiede le armi per proteggerla. L’ultima battaglia di Travis Maddox sta per cominciare e la posta in palio è troppo importante per potervi rinunciare. Solo combattendo insieme Abby e Travis potranno dare una casa al loro cuore sempre in fuga…

 

Da mesi i lettori invadono i social network richiedendo a gran voce il secondo capitolo di quello che si è confermato il fenomeno editoriale dell’anno. A solo una settimana dall’uscita, Il mio disastro sei tu è volato in vetta alla classifica del «New York Times». Dopo il successo strepitoso di Uno splendido disastro, Jamie McGuire torna alla Eastern University e all’amore tormentato e strappasospiri di Abby e Travis. Il mio disastro sei tu è la storia di un ragazzo che non si innamora facilmente, ma quando lo fa è per sempre. Perché ogni racconto ha due facce. E ora è arrivato il momento di Travis Maddox.

Il concerto

di Alain Claude Sulzer

Una serata alla Filarmonica di Berlino. Il pubblico prende posto, le luci si spengono, la musica ha inizio. Ma accade un fatto imprevedibile, e il concerto si interrompe. Per chi si trova lì, in quel momento di sospensione, il destino si mette in moto.

«Simile a una fuga musicale, il romanzo svela le sue storie con una sorta di potere erotico. Un piccolo gioiello letterario» (Süddeutsche Zeitung).

Traduzione dal tedesco di Emanuela Cervini

Titolo originale: Aus den Fugen

È settembre a Berlino, e alla Philharmonie si attende il concerto di un pianista celeberrimo, Marek Olsberg. Terrà un’esi – bizione da solista, eseguendo partiture di Domenico Scarlatti e Samuel Barber, Beethoven e Schumann. Nelle ore che precedono l’inizio, ignoti gli uni agli altri, diversi personaggi si accingono a partecipare alla serata. Vediamo il pianista e la sua assistente, accanto da oltre dieci anni. Lui non ama il contatto con il pubblico e la stampa, lei si occupa di ogni aspetto pratico della sua vita. Man mano arrivano gli spettatori, e si riuniscono nel foyer: qui si incontrano due amiche, chiacchierano e si confidano le proprie esistenze, i rapporti con gli uomini, l’insicurezza dei desideri. Un agente pubblicitario di ritorno da New York si ricorda di avere due biglietti riservati e cerca compagnia. Giungono Sophie e Klara, zia nubile e nipote scontrosa; Lorenz, trentotto anni, ex studente di matematica, ex giocatore di scacchi, temperamento labile e velleitario, che si appresta a lavorare come cameriere per il ricevimento in onore del pianista. Si notano l’agente teatrale che segue l’artista in Europa, e la signora la cui filantropia ha permesso l’organizzazione del concerto. Inizialmente distanti e disgiunti, i personaggi si raccolgono nella folla ed entrano nella grande sala pentagonale. Prendono posto, il podio è al centro. Scende il silenzio. L’evento, assolutamente inatteso, accade nel mezzo dell’esecuzione, durante l’ultimo tempo della So na ta opera 106 di Beethoven.

Il pubblico, come stordito da uno scarto imprevisto che incrina la certezza delle abitudini, non può che lasciare l’auditorium e tornare a disperdersi nelle strade berlinesi. E noi li seguiamo uno a uno, perché la notte non è finita, e la scelta e il gesto del pianista gli sono entrati dentro, per plasmare e cambiare il loro futuro.

Sulzer racconta con dettaglio e realismo, con ironia e suspense. Dipinge una città europea e i suoi cittadini, specchio di altre metropoli e di altre esistenze, e delinea da grande autore romanzesco un ritratto severo ed emozionante di quelle tracce a volte luminose, a volte flebili, che la vita di ognuno fa balenare e svanire dietro di sé.

I capolavori

di Irène Némirovsky

Il malinteso • Il ballo • David Golder • Come le mosche d’autunno • Il vino della solitudine • Jezabel • La preda • Il calore del sangue • Il signore delle anime • Due • I cani e i lupi • I fuochi dell’autunno • I doni della vita • Suite francese

 

Introduzione e presentazioni di Maria Nadotti

Edizioni integrali

 

Sono raccolti in questo volume i racconti e i romanzi più rappresentativi dell’opera letteraria di Irène Némirovsky, dal primo testo pubblicato su una rivista, Il malinteso, all’ultimo, Suite francese, che l’autrice non poté completare. Irène scomparve fisicamente nel campo di sterminio, ma ancora prima era stata condannata all’invisibilità dalla paura che, opprimente come le mura di un lager, si materializzava intorno a lei, donna ebrea nella Francia invasa dai nazisti. Della codardia, dell’ipocrisia, della stupidità e della grettezza ottusa si vendicò nei suoi scritti, vivisezionando con una penna acuta e affilata i vizi e le virtù dei suoi compatrioti d’elezione. Senza risparmiare nessuno: contadini dipinti in paesaggi bucolici che si rivelano rozzi, violenti ed egoisti; ricchi ebrei incatenati alla loro esistenza dorata, arida e vuota, dove contano solo i beni accumulati; madri poco materne, che Irène odia con furia e di cui smaschera la fatuità, l’aridità affettiva, il bisogno di sottomettersi per avere protezione; figlie che rinunciano alla loro vita perché ormai troppo invischiate in meccanismi di rivalità e sopraffazione. In questa foresta lussureggiante di personaggi scomodi e resi alla loro nudità, di rapporti sofferti e analizzati con precisione scientifica, ci perdiamo volentieri, risucchiati da una scrittura affascinante e magnetica, come se leggessimo un unico, lunghissimo romanzo, in cui la parola fine arriva troppo presto.

Come un fiore ribelle

di Jamie Ford

Seattle. È l’alba e il piccolo William si stropiccia i grandi occhi neri. Ancora avvolto nelle coperte, riesce quasi a sentire quelle canzoni sussurrate alle sue orecchie in una lingua antica. Ma è da cinque anni che non ascolta la voce di sua madre. Da quando è entrato nell’orfanotrofio e la disciplina ha preso il posto delle carezze. E l’odio è diventato la regola. Perché William è diverso da tutti gli altri, William è cinese. Eppure oggi è un giorno speciale. È la data fissata per il compleanno di tutti i bambini dell’istituto e finalmente William trova il coraggio di fare la domanda più difficile. Vuole sapere cosa è successo a sua madre. Le parole sono vaghe, ma lasciano intuire una risposta che trafigge il suo cuore come una lama: è morta. William non ci crede. Non vuole arrendersi a questa verità. Lui sa che è ancora viva. E c’è solo una persona con cui confidarsi: Charlotte, una cascata di capelli rossi e la pelle delicata come un fiore. Le sere passate con lei ad ascoltare la radio, a mangiare caramelle alla menta piperita o abbracciati, di nascosto, per paura di un temporale, sono i pochi momenti di felicità per William. Charlotte è l’unica a credergli e insieme decidono di fuggire dall’orfanotrofio per cercare sua madre. Ma ad aspettarli c’è un mondo pericoloso e oscuro. Il mondo violento delle strade di Seattle nei primi anni Trenta. Il mondo proibito dei locali, delle scintillanti insegne dei teatri e dei club. Proprio qui, William incontra uno sguardo che non ha mai dimenticato. Quello di una giovane cantante cinese. Deve scoprire chi è e cosa nasconde. Nessun ostacolo è troppo grande da superare. Ci sono domande che per anni sono rimaste soffocate. E adesso la speranza forse può tornare a crescere. La speranza di essere amati e finalmente al sicuro.

 

Dopo il bestseller mondiale Il gusto proibito dello zenzero, un successo senza paragoni che ha emozionato i lettori di tutto il mondo dominando per settimane le classifiche italiane, Jamie Ford torna con il nuovo attesissimo romanzo, Come un fiore ribelle. Un libro potente e ancora più intenso che conferma Ford come uno dei più grandi scrittori di questi anni. Un inno all’amore nonostante tutto. Nonostante le difficoltà e la violenza. Nonostante la solitudine e l’abbandono. Un sentimento dalla forza indissolubile. Un amore capace di sconfiggere anche l’odio più profondo.

Guarda, c’è Platone in tv!

di Giovanna Zucca

Come i filosofi antichi ci insegnano a vivere il presente

Dall’autrice del romanzo Mani calde, un testo di etica narrata che aiuterà a comprendere meglio gli avvenimenti contemporanei alla luce della filosofia antica. Giovanna Zucca sarà ospite del festival Pordenonelegge mercoledì 19 settembre.

 

E’ estate inoltrata ma Bruno Vespa va ancora in onda con uno speciale Porta a Porta e ospiti davvero eccezionali. In studio ci sono il “divino” Platone, Aristotele di Stagira ed Epicuro da Samo; confusi tra il pubblico invece, Gianni Vattimo, Massimo Cacciari e Luciano De Crescenzo. Quando entrano in scena Pitagora ed Empedocle, lo scontro mediatico più atteso dell’anno ha inizio, anche se una poltrona resta enigmaticamente vuota. L’oggetto della discussione è la virtù come bene comune e nella diatriba che si scatenerà tra i saggi riuniti nel salotto televisivo ad averla vinta sarà il buon senso dei telespettatori da casa i quali, applicando i principi antichi alla situazione di oggi, anche politica, traghetteranno gli augusti filosofi e le loro teorie verso un conciliante e ottimistico lieto fine.

 

Giovanna Zucca, vive a lavora a Treviso come strumentista e aiuto anestesista in sala operatoria. Ha brillantemente esordito nel 2010 con il romanzo Mani calde (Fazi Editore), storia di ambientazione ospedaliera che ha vinto il Premio Reghium Julii – Fortunato Seminara Opera Prima. Laureata in filosofia, tiene diversi seminari presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Venezia collaborando con il Centro interuniversitario di studi sull’etica.

 

«Altamente istruttivo e altamente divertente, questo è un libro di etica narrata. Una cosa di cui si sente sempre più il bisogno. Leggere per credere».

Prof. Carmelo Vigna, Università Cà Foscari, Venezia

 

Hanno detto di Mani calde:

 

«Un libro che vuole sorprendere e commuovere. E ci riesce»

Giulia Borgese, Corriere della Sera

 

«Mani calde è la storia, prima che dei personaggi che lo abitano, di come cambiare sia sempre possibile e di quante risorse inaspettate vivano dentro ognuno di noi».

Silvia Nucini, Vanity Fair

 

«Questo libro riesce a compiere una piccola magia. Davide racconta in prima persona quello che sente durante il coma, e questo dà la sensazione di capire davvero cosa si prova nel limbo tra la vita e la morte».

Francesca Magni, Donna moderna

La seduzione della notte

di Sherrilyn Kenyon

Wren Tigarian è un orfano, il figlio di un legame proibito tra una tigre bianca e un leopardo delle nevi. Nessun clan dei Cacciatori oscuri lo vuole tra i suoi membri, ed è cresciuto suscitando timore e diffidenza, col suo cuore animale, feroce e indomabile, in un corpo umano che a malapena riesce a contenerne gli slanci. Wren non ha mai dato ascolto a nessuno quando c’era qualcosa che voleva. E ora vuole Marguerite. In tutta la sua fragilità e delicatezza. Anche Marguerite, turbata e affascinata dalla sua forza misteriosa, desidera Wren, ma lei è un’umana, la figlia di un importante senatore americano, imprigionata nella gabbia dorata della mondanità e del conformismo da cui vorrebbe fuggire. Braccato non solo dagli esseri umani che non accetteranno mai la sua natura animale, ma anche dai suoi simili che temono i suoi poteri, Wren dovrà essere capace di difendere il suo amore a ogni costo, perché ‘ogni uomo e ogni animale ha in sé il desiderio eterno di un porto, di un luogo libero da persecuzioni, in cui nessuno possa dargli la caccia o ferirlo” e per lui è Marguerite. Un nuovo, affascinante capitolo della serie Dark Hunters.

La persona ideale, come dovrebbe essere?

di Sheila Heti

Un romanzo, un diario, un paradossale manuale per trovare se stessi: innovativo, sorprendente, duro, nel raccontare l’irrequietezza, l’amore e il turbamento di una giovane donna del nuovo millennio.

 

«La novità del romanzo di Sheila Heti e di una serie come Girls è il modo in cui le relazioni con gli uomini sono diventate secondarie rispetto alla profondità dell’amicizia femminile. Sono le altre donne e non gli uomini che più influenzano la nostra trasformazione da ragazze in donne. Sono le donne e non gli uomini che ci forniscono le opportunità per esprimerci e per comprendere noi stesse» (The New Yorker).

 

Traduzione dall’inglese di Moira Egan, Damiano Abeni

Titolo originale: How should a person be?

Sheila non ha ancora trent’anni, e ha alle spalle un matrimonio che forse non doveva andare oltre l’entusiasmo giovanile. La sua vita ricomincia in solitudine, con la passione per la scrittura a riempire vuoti e silenzi. A Brooklyn o a Toronto, a Milano o a Parigi, nelle metropoli e nelle città di provincia, ci sono molte ragazze e donne come lei, ma questo non l’aiuta a trovare una strada, a capire «come bisogna essere», come comprendere se stessa, per crescere e maturare nei sentimenti, nella creatività, nei rapporti umani.

Due incontri sembrano darle l’energia di cui ha bisogno, due persone con cui trascorrere il tempo, che vale la pena osservare da vicino. Una è Margaux, pittrice di talento e spirito libero, l’altro è Israel, un giovane artista dai modi diretti ed espliciti. Un’amica e un amante, due sguardi e due esperienze, due diverse conformazioni della passione, dell’intelligenza, della maniera di stare al mondo. Per Sheila averli accanto è uno stimolo a scrivere, a raccontare tutto, a se stessa e a noi, attraverso conversazioni reali riportate così come sono accadute, e-mail trascritte senza alterazioni, ma anche grazie alle continue invenzioni narrative, al tono intimo del diario, al ritmo dialogato di una pièce teatrale. Sheila si fa esploratrice del presente, del nostro modo di vivere, insegue risposte piccole e vere a grandi domande: qual è il modo più sincero di amare, e soprattutto, «la persona ideale, come dovrebbe essere»?

«Divertente, strano, originale, impossibile da classificare, totalmente diverso da qualunque romanzo dei nostri giorni» (New York Times); potente composto di verità e invenzione, immediato e brutale come un diario segreto, sexy e cerebrale, capace di raccontare il corpo e l’anima di una ragazza in modo spietato e di cercare la parola letteraria e poetica per definire l’emozione e l’ansia di una vita in bilico. E la vita in questione è quella di una giovane donna con pochi soldi, molte ambizioni, una libertà interiore che si scontra violentemente con le mediocri promesse di un’epoca che lascia un’intera generazione con il fiato sospeso.

Con i tuoi occhi

di Lorenza Ghinelli

 

Irma e Carla, due ragazze diverse, unite da un destino che le cambierà per sempre

 

Irma ha solo otto anni, vive a Rimini e ha capito che la vita cambia in fretta, e spesso non in meglio. Suo padre ha fatto carriera, la madre è presa da un’altra gravidanza e così passa le giornate con la nuova babysitter, una ragazzina di soli tredici anni, ribelle e sessualmente spregiudicata, che irrompe nella sua vita come un tornado. Con lei Irma conoscerà troppo presto i segreti del sesso e l’infanzia scivolerà via lasciando spazio a giochi perversi e sconosciuti.

Carla, invece, è cresciuta a Favignana, in una famiglia affettuosa e attenta. Porta con sé il vigore dell’isola siciliana, brulla e selvatica, il calore del sole che rimbalza sul mare, le linee decise delle rocce calcaree, e conosce la vitalità, la passione e l’amore incondizionato. Nei suoi occhi luminosi si cela un segreto, nella sua anima arde un fuoco inconfessabile.

Sembra un incontro impossibile quello fra Irma e Carla, che invece, ormai donne, sono destinate a scontrarsi. Eppure la solitudine e il cinismo di Irma, caduta in una spirale di perversione e infelicità, finiranno per frantumarsi di fronte all’energia di Carla.

Intervista a … Stefano Pallotta

L’intervista di oggi è con Stefano Pallotta, prolifico autore di libri e fumetti…

Stefano, il 25 ottobre, venerdì in pratica, esce il tuo primo romanzo “Candya Dehawkness nell’era degli Alfieri” so che in realtà hai scritto anche altro, ma concentriamoci, per questa volta, sulla tua eroina, cioè sulla tua opera 🙂

 

1) Da cosa è nata l’idea del romanzo?

Ho sempre pensato di voler scrivere un romanzo. La perifrasi che ho usato non è casuale: non ho mai davvero voluto scriverlo, perché ero terrorizzato al solo pensiero, sapevo benissimo a quale fatica mentale sarei andato incontro. Però era una sfida che mi affascinava, e sapevo che un giorno avrei finito per farlo. Ho atteso, volevo essere abbastanza maturo da capire di cosa parlavo, quando ne parlavo. Ho capito che avrei dovuto campare cent’anni come minimo, e alla fine ho mediato con un “abbastanza maturo”. Comunque, non ho avuto fretta, mi sono lasciato ispirare da ciò che mi piaceva, non ho nemmeno per un istante pensato di scrivere qualcosa “alla moda”, tanto per intercettare il gusto del pubblico. Sono convinto che se scrivi qualcosa che ti piace davvero leggere, mentre la scrivi, sei già un passo avanti. Ho attinto alle mie passioni, che sono i fumetti e gli anime, ma non con intento parodistico o citazionista; volevo ricreare sulla carta certe sensazioni, certe emozioni che ho provato e provo tuttora. Così “Candya Dehawkness nell’era degli Alfieri” è indubbiamente un fantasy, almeno per l’atmosfera medievaleggiante e per per lo spirito di base: l’avventura, il mistero, la fantasia… però è anche qualcosa di completamente diverso, perché non ci sono elfi, nani, maghi e draghi. I personaggi sono i miei personaggi, agiscono nel mio mondo, con le mie regole. Alla fine ho capito di voler scrivere questo, e quando l’ho capito, l’ho fatto.

2) Quando mi è stato nominato il titolo del romanzo, ho pensato che fosse scritto “Candia The Hawkness”, invece mi sbagliavo. Come è nato il cognome della protagonista?

La protagonista ha la pelle bianca, quindi Candya era perfetto. E poi adoro Candy Candy, quella sì che è una guerriera, una che non si arrende mai. Candya è diversissima, per carità. Però Candya è sempre un bel nome. Dehawkness: i nomi dei personaggi devono essere evocativi: “De” evoca la nobiltà. “Hawk” evoca il falco, “Ness” il mistero (Loch Ness). Un personaggio dall’animo nobile, coraggioso e bettagliero come un falco, misterioso e fiabesco.

3) In che rapporto ti poni con il genere fantasy?

In rapporto conflittuale. Ho letto molto poco, non ho nemmeno visto il due del “Signore degli Anelli”. Ho giocato un po’ a D&D. Però mi piace la libertà di cui il genere si nutre. Mi piace la “sempiterna lotta tra il bene e il male”, e la possibilità di ricreare il mondo.

4) Ti sei mai confrontato con generi diversi?

Ho scritto un romanzo di fantascienza, “Coattiva Coscienza”, che ha poi parzialmente ispirato il mio fumetto “Battle Human Zaoga”, e il comico-demenziale “Le sconcertanti avventure di Sylvester Stronz”. Ma se me lo chiedete di nuovo, negherò di aver scritto quest’ultimo…

5) C’è qualche cosa che vuoi dirci ancora?

Sì, certo! “Non bisogna essere dogmatici.” Questo è il mio motto: quando leggete qualcosa che ho scritto io, sappiate che andrò inevitabilmente a parare da un’altra parte rispetto all’iniziale direzione. La storia ha sempre un’anima lineare, pura avventura. Ma piano piano, anche se all’inizio non ve ne accorgete, vi schiaffo là delle sottotrame, vi dò degli indizi per qualcosa di così nascosto che non pensavate nemmeno di doverlo andare a cercare… non una parola è casuale, tutte sono state ponderate e messe lì dove volevo metterle, tutte mattoni d’un grande edificio. Le cose non sono mai come sembrano, i personaggi non fanno mai quello che pensate voi… e se per caso lo fanno, allora siate sicuri che quelle azioni non avranno le conseguenze che credete. Io non sono dogmatico, e voi?

Mirtilli a colazione

di Meg Mitchell Moore

Burlington, Vermont. Il tavolo della colazione sembra un campo di battaglia. In salotto, giocattoli sparsi a terra e il pianto di un neonato. Ginny e William pensavano di non doversi più occupare di queste cose. Tutti i loro figli sono ormai grandi e se ne sono andati a vivere per conto loro. Il loro programma era quello di godersi in pace gli anni della vecchiaia, curare il giardino e vivere tranquilli. Ma è bastato un solo, breve weekend perché la casa fosse improvvisamente invasa da tutta la loro progenie. La prima a presentarsi è Lillian, in fuga da un marito fedifrago, con la sua bambina di tre anni e il neonato Philip. Poi Stephen, accompagnato dalla moglie che scopre proprio in quel momento che la sua gravidanza è a rischio ed è costretta all’immobilità immediata. E infine Rachel, la figlia minore, che ha perso il lavoro e non può più permettersi l’affitto nel centro di Manhattan. Dovevano fermarsi solo pochi giorni, ma sono diventati ospiti a tempo indeterminato.

William e Ginny hanno di fronte a loro una lunga estate in cui, fra piatti rotti, urla selvagge, ma anche le carezze delle dita paffute di un nipotino, devono imparare a conoscere di nuovo i figli e i loro problemi, ormai molto più complessi di una caduta dalla bicicletta e un ginocchio sbucciato. Perché non si smette mai di essere genitori.