Archivi tag: saggio

Sulla rotta dell'oro

di Giovanni Soldini

Il 31 dicembre 2012 Giovanni Soldini parte da New York a bordo del VOR 70 Maserati con un equipaggio internazionale di otto uomini. Scopo dell’impresa è stabilire il nuovo record sulla mitica Rotta dell’Oro: da New York a San Francisco passando per i tempestosi flutti di Capo Horn.

Dopo 47 giorni di concentrazione, resistenza e passione, e 13.225 miglia percorse su due oceani, il 16 febbraio 2013 Maserati e il suo equipaggio tagliano la linea del traguardo sotto il Golden Gate Bridge. Portando a termine un’impresa davvero straordinaria, Soldini e i suoi compagni riescono così ad aggiudicarsi il record della Rotta dell’Oro nella categoria monoscafi battendo di ben dieci giorni il primato precedente. Questo «diario di bordo», che oltre alle immagini della partenza e dell’arrivo comprende più di duecento fotografie scattate nel corso della navigazione, è non solo l’appassionante cronaca di un record, ma anche la dimostrazione che il gusto della sfida e il desiderio di avventura non appartengono soltanto al ricordo dei secoli passati ma sono ancora vivissimi ai giorni nostri.

La società della serra

di Mario Giorgianni

Una narrazione romanzesca supportata da dati storici e testimonianze dirette. Protagonisti quattro uomini: Polifemo, il bandito che diventerà senatore; Vinciguerra, l’ingegnoso inventore della serra; Rosselli, il signorotto protetto dalla buona sorte; e Tumino, lo squadrista figlio di una prostituta. Così diversi fra loro, tutti partono dalla medesima condizione di orfani umiliati, dalla quale si affrancheranno.

«Una serra è uno spazio dell’uomo. Una distesa di serre costruisce un’immagine della città dell’uomo. L’idea della serra, se è concepita come sistema e metodo, è una specifica idea di città. Non solo riguardo alla forma urbana, quanto nel senso che la sostanza dell’uomo moderno consiste nel suo essere cittadino».

Guarda, c’è Platone in tv!

di Giovanna Zucca

Come i filosofi antichi ci insegnano a vivere il presente

Dall’autrice del romanzo Mani calde, un testo di etica narrata che aiuterà a comprendere meglio gli avvenimenti contemporanei alla luce della filosofia antica. Giovanna Zucca sarà ospite del festival Pordenonelegge mercoledì 19 settembre.

 

E’ estate inoltrata ma Bruno Vespa va ancora in onda con uno speciale Porta a Porta e ospiti davvero eccezionali. In studio ci sono il “divino” Platone, Aristotele di Stagira ed Epicuro da Samo; confusi tra il pubblico invece, Gianni Vattimo, Massimo Cacciari e Luciano De Crescenzo. Quando entrano in scena Pitagora ed Empedocle, lo scontro mediatico più atteso dell’anno ha inizio, anche se una poltrona resta enigmaticamente vuota. L’oggetto della discussione è la virtù come bene comune e nella diatriba che si scatenerà tra i saggi riuniti nel salotto televisivo ad averla vinta sarà il buon senso dei telespettatori da casa i quali, applicando i principi antichi alla situazione di oggi, anche politica, traghetteranno gli augusti filosofi e le loro teorie verso un conciliante e ottimistico lieto fine.

 

Giovanna Zucca, vive a lavora a Treviso come strumentista e aiuto anestesista in sala operatoria. Ha brillantemente esordito nel 2010 con il romanzo Mani calde (Fazi Editore), storia di ambientazione ospedaliera che ha vinto il Premio Reghium Julii – Fortunato Seminara Opera Prima. Laureata in filosofia, tiene diversi seminari presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Venezia collaborando con il Centro interuniversitario di studi sull’etica.

 

«Altamente istruttivo e altamente divertente, questo è un libro di etica narrata. Una cosa di cui si sente sempre più il bisogno. Leggere per credere».

Prof. Carmelo Vigna, Università Cà Foscari, Venezia

 

Hanno detto di Mani calde:

 

«Un libro che vuole sorprendere e commuovere. E ci riesce»

Giulia Borgese, Corriere della Sera

 

«Mani calde è la storia, prima che dei personaggi che lo abitano, di come cambiare sia sempre possibile e di quante risorse inaspettate vivano dentro ognuno di noi».

Silvia Nucini, Vanity Fair

 

«Questo libro riesce a compiere una piccola magia. Davide racconta in prima persona quello che sente durante il coma, e questo dà la sensazione di capire davvero cosa si prova nel limbo tra la vita e la morte».

Francesca Magni, Donna moderna

Guida pettegola al Settecento francese

di Francesca Sgorbati Bosi

Nasce nella Francia del Settecento il pettegolezzo. Lo dimostra questa inchiesta tra le centinaia di rumors o di bruits che questo libro raccoglie, cataloga per argomento e inquadra nel tempo nello spazio e nei protagonisti. Erano notizie brevissime e senza sottintesi, che venivano pubblicate in libretti e altre forme. Miniature in cui, come diceva Barbey D’Aurevilly, vi è più storia che in molte pagine di libri. Tracciate spesso e volentieri da grandi scrittori – anche Voltaire –, trasmettono ai posteri atmosfere e mentalità di una Parigi spietata-con-grazia, micro racconti da dove «il vizio non importa ma una figuraccia uccide».

Con 16 illustrazioni a colori

Il gossip, sostiene l’autrice di questo libro, è nato in Francia, nel Settecento illuminista. Inteso come sistema del pettegolezzo, cioè la maldicenza e l’indiscrezione inserite in una rete ben organizzata di informazione e comunicazione ad uso innocente o perverso della gente alla moda. Sia per sapere i segreti degli altri o inventarseli, sia per far parlare di sé comunque.

Lo dimostra questa inchiesta tra le centinaia di rumors o di bruits che questo libro raccoglie, cataloga per argomento e inquadra nel tempo nello spazio e nei protagonisti. Erano notizie brevissime e senza sottintesi, che venivano pubblicate in libretti e altre forme: Espions, Chroniques, Gazettes scandaleuses. Ed esistevano addirittura allora, come oggi le agenzie, bollettini specializzati che li rifornivano. La curiosità vivissima verso di loro tra il pubblico era accesa dal fatto che mancavano giornali, l’informazione non era libera né fluida, di contro alla novissima aria di libertà che circolava, soprattutto tra le donne. Non mancava a volte la volontà di colpire un avversario, in un’epoca in cui i canali istituzionali non erano adeguati allo scopo (un po’ come oggi i blog rispetto all’insufficienza della stampa e delle rappresentanze politiche). Toccano naturalmente tutti i campi, con preferenza per sesso potere carriera e gloria. E tutti gli ambienti interessanti, dalla corte in giù. Miniature in cui, come diceva Barbey D’Aurevilly, vi è più storia che in molte pagine di libri. Tracciate spesso e volentieri da grandi scrittori – anche Voltaire –, trasmettono ai posteri atmosfere e mentalità di una Parigi spietata-con-grazia, micro racconti da dove «il vizio non importa ma una figuraccia uccide».

A pranzo con la storia

di Luciano Sterpellone

Seduti a tavola non pensiamo che, oltre a contenere proteine, grassi e carboidrati, i nostri alimenti sono stati per millenni testimoni e protagonisti di ogni vicenda umana. Così, come da un lato il cacao, il sale, il pepe o il té hanno determinato la nascita di potenze economiche di portata mondiale e dato gloria a studiosi, esploratori e scienziati; dall’altro la penuria di patate ha costretto intere popolazioni a emigrare dal Vecchio al Nuovo Mondo; il mais o la canna da zucchero hanno causato la tratta di tre milioni di schiavi, e la ricerca delle spezie ha motivato assai più dell’oro la storica impresa di Colombo. Un volume che raccoglie infiniti episodi sui nostri cibi quotidiani, ne ricostruisce la storia, spesso curiosa, inattesa, stupefacente; attraverso i millenni si inseguono culture e colture, personaggi più o meno noti, protagonisti involontari. Come quella capretta golosa che scoprì in Abissinia la pianta del caffè, l’imperatore Traiano, che si faceva mandare le ostriche fresche del Tirreno mentre combatteva i Parti, Caterina de’ Medici, la quale importò in Francia il gelato di limone, un re di Svezia, che condannò a morte due persone tramite l’assunzione di due tazze del “letale” caffè.

Queste e tante altre incredibili storie aiuteranno certamente a rendere i nostri cibi quotidiani ancora più saporiti e gustosi.

Il caffè di Sindona

di Gianni Simoni – Giuliano Turone 

La storia d’Italia è punteggiata di misteri. Uno dei più inquietanti è probabilmente quello della morte di Michele Sindona nel marzo del 1986. Conosciamo la causa del decesso: un caffè al cianuro bevuto nella sua cella nel carcere di Voghera, un caffé simile a quello alla stricnina che uccise Gaspare Pisciotta ai tempi del bandito Giuliano. Ma chi mise il veleno nella tazzina? E perché? Per capirlo, è necessario in primo luogo ricostruire la biografia e la personalità del banchiere siciliano. Sindona è stato senz’altro un grande protagonista dei nostri anni Sessanta e Settanta. Finanziere potentissimo, intratteneva rapporti con importanti uomini politici al di qua e al di là dell’oceano: nel 1973 Andreotti lo definì «salvatore della lira» e nel 1974 l’ambasciatore USA in Italia lo premiò come «Uomo dell’anno»; era uno degli uomini di fiducia del Vaticano, e in particolare dello IOR diretto da Paul Marcinkus, ma aveva anche legami con la mafia. Iscritto alla P2 di Licio Gelli, fu lui a introdurre Roberto Calvi negli ambienti di quella loggia segreta, oltre che in quelli vaticani e in quelli mafiosi: i due banchieri erano infatti legati da un intrico di affari avventurosi che avrebbero portato entrambi alla rovina.
Sindona fu processato e condannato per bancarotta fraudolenta sia negli Stati Uniti sia in Italia e successivamente fu anche condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della sua Banca Privata Italiana. Quando bevve il caffè avvelenato, un paio di giorni dopo quest’ultima condanna, era l’unico ospite di un’ala super-sorvegliata del carcere di Voghera.
Delineato il contesto, il secondo e fondamentale aspetto che Il caffè di Sindona approfondisce riguarda le circostanze della morte del banchiere siciliano: i tempi e i modi dell’avvelenamento, ma anche le condizioni di detenzione, i metodi di sorveglianza, i possibili rapporti con il mondo esterno e i problemi che lo affliggevano nell’ultimo scorcio di vita. Gianni Simoni e Giuliano Turone ricostruiscono lo scenario generale e i dettagli di quel giorno fatale, ripercorrendo la storia di quegli anni e le carte processuali. Ne esce un racconto avvincente come un romanzo, che fa luce su una personalità al centro di mille trame e sulla sua tragica fine.

Morte e resurrezione dei giornali

di Enrico Pedemonte

Per Hegel «il giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno». Oggi però la stampa sembra attraversare una crisi irreversibile: riviste e quotidiani chiudono, le redazioni vengono decimate dalle ristrutturazioni, i ricavi della pubblicità continuano a calare. Le cause sono diverse: l’avvento dei nuovi media, la gratuità della rete, i giovani che leggono sempre meno i quotidiani…
Tuttavia un’informazione libera, indipendente e di qualità, che sappia svolgere anche il ruolo di «cane da guardia del potere» e di punto d’incontro delle comunità, è un ingrediente indispensabile della democrazia. Senza di essa, diventa impossibile formare un’opinione pubblica competente e attiva.
Enrico Pedemonte ha studiato quello che sta succedendo nel mondo dell’informazione negli Stati Uniti e in Europa. Racconta la crisi della carta stampata e ne coglie le motivazioni più profonde. Valuta le differenze tra informazione generalista e riviste di settore, tra testate di impatto nazionale e d’interesse locale.
In questa fase di cambiamento rivoluzionario nel mondo dell’informazione, suggerisce che lo stesso concetto di servizio pubblico debba essere ripensato e rovesciato, consapevole del ruolo irrinunciabile del «quarto potere» e della sua importanza nella vita civile di ogni collettività moderna.
Alla fine, delinea l’identikit dell’«ipergiornale», quello al quale le migliori testate del mondo oggi cercano di assomigliare: un giornale nel quale la partecipazione dei lettori (che sono anche cittadini) diventa un ingrediente fondamentale.
Senza dimenticare l’emergenza che sta vivendo l’Italia, degradata da Freedom House tra i paesi «parzialmente liberi» per quanto riguarda la libertà d’espressione e i diritti umani, al di sotto di Ghana, Tuvalu e Nuova Guinea.