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I mesi di lockdown sono stati complicati per tutti, lo sappiamo bene. Alcuni hanno visto rivoluzionate le proprie vite, altri le hanno viste cambiate in maniera drammatica. Tutti abbiamo imparato qualcosa, quantomeno abbiamo imparato come ci si deve lavare le mani. I nuovi ritmi di vita e di lavoro ci hanno obbligati a modificare fortemente la nostra routine, le nostre priorità, e nel mio caso, a superare i limiti che mi ero scioccamente autoimposta.

I miei podcast, che erano il mio modo di raccontare ciò che stavo imparando e ciò che avevo già imparato, hanno dovuto subire una battuta d’arresto, perché semplicemente ho dovuto passare molto tempo in video imparando in un weekend a gestire un aggregatore di contenuti per me nuovo e un sistema di videolezioni. Ora la situazione sta tornando alla normalità, stiamo riprendendo a vederci in presenza, e a utilizzare i nuovi sistemi che abbiamo imparato ad usare integrandoli nelle nostre attività lavorative quotidiane. 

Va detto che nei mesi scorsi io non sono stata totalmente con le mani in mano: da molto tempo avevo il progetto di un libro, raccoglievo materiale e ragionavo sul come utilizzarlo al meglio. Il lavoro frenetico di questo inverno ha permesso di veder sbocciare in primavera un saggio con il mio nome in copertina.

L’esperienza dei podcast, però,  mi è servita per creare un’opera con degli extra. 

Uno di questi extra è l’audio che potete ascoltare in questo post. Si tratta  dell’ultima lettera che Maria Antonietta scrisse alla cognata la notte della sua esecuzione.

I miei podcast riprenderanno, ho già in mente i prossimi argomenti.

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