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Tramando e ordendo la storia

Di strutture parleremo a lungo, per ora mi limito alle indicazioni più generali:

Le tipologie di trame sono 7; in questo post sono illustrate tutte (sull’argomento torneremo ancora)

Generatore casuale di trame (in inglese) basato sui romanzi del genere di James Bond o di fantascienza, si presta, con delle opportune traduzioni e adattamenti anche agli altri generi

Un altro generatore casuale, ma ricco di spunti di varia natura; a mio avviso migliore del precedente.

Altro generatore che è diviso per generi e contiene anche la possibilità di un generatore di testi di canzoni

altro generatore ancora che oltre ad avere le trame ha anche nomi (inglesi), personaggi, oggetti magici, il nome delle case degli Antagonisti e un generatore automatico di superpoteri… ma anche molto, molto altro..

Perché un generatore? Semplice, a volte ti serve un nome, ma a pensare un nome che vada bene ci perdi più tempo che a scrivere la prima pagina, o ti serve una motivazione nascosta o secondaria, devi creare una sottotrama o hai bisogno di personaggi di sfondo che non siano delle Mary Sue… oppure hai  il blocco dello scrittore… Può bastare uno stimolo di questo tipo a far ripartire la trama, non necessariamente si usa il personaggio o l’imput ricevuto, può essere che questo ne generi un altro e così via…

Ieri mentre stavo scrivendo una parte di un racconto (certamente un futuro bestseller!) mi sembrava che la scena non avesse spazio. Era interamente centrata sul dialogo fra due personaggi e il resto, la stanza che li circondava e gli altri personaggi che assistevano al dialogo, erano non solo muti, ma assolutamente dimenticati (anche da me…) Ho tentato una frase di un generatore casuale è uscita la frase “anche i muri hanno le orecchie”. Bene, dalla stanza accanto a quella in cui si svolge il dialogo, si sente un rumore: qualcuno ha sentito parte del dialogo. (E io mi sono ricordata che nella stanza ci sono altri due poveri personaggi e uno nella stanza accanto.)

So già che in revisione un bel po’ di dettagli verranno aggiunti, ma almeno ho reso la scena un po’ meno piatta.

 

E voi? Ne avete già usati? Se sì, come vi siete trovati? Siete contrari al loro uso? Fatemi sapere la vostra opinione.

Facebook, esperenza d'uso

Ho iniziato questo post nel weekend del 13-14 settembre e se l’avessi concluso prima di lunedì, l’avrei sostituito al post sulle lunghezze dei romanzi che avevo programmato. Dato che invece l’ho concluso una settimana dopo, lo inserisco a random in settimana.
Ciò di cui parlo è una questione piuttosto spinosa, almeno per me, facebook.
Sono su FB con due account, uno personale, con le mie foto, le mie amicizie, molte reali, altre solo virtuali, i miei legami reali, o almeno realistici; l’altro “professionale” cioè un account in cui mi qualifico come scrittrice. L’idea era quella che mi permettesse di selezionare all’ingresso i non interessati ai libri. Una pia illusione. Dopo tre mesi ne ho l’assoluta certezza, veramente l’avevo già dopo una settimana, giusto perché sono buona e dò sempre un seconda possibilità.
Mi sono iscritta con il nome del personaggio della mia storia, è il nome che ho scelto di usare come pseudonimo di scrittura, quindi mi sembrava la scelta migliore. Non ho messo mie foto né reali né ho scelto dei prestavolto.
Ho messo come immagine dell’avatar l’immagine di un fiore.
Per prima cosa ho chiesto l’amicizia all’altro mio account e a quello di mio marito. Credo di aver chiesto l’amicizia anche a qualche casa editrice. Poi mi sono iscritta a gruppi di scrittura, o che avevano come argomento i libri, soprattutto del genere fantasy, paranormal… Essendo quello il mio genere non solo di lettura, ma anche di scrittura. Mi avrebbe permesso di connettermi con il mio pubblico potenziale, oltre al fatto che sapendo cosa esce, evito di scrivere un doppione.
Insomma, per farla breve, ho orientato il mio profilo verso la scrittura.
In breve sono fioccate le richieste di amicizia. Maschili.
Peccato che le mie opere, i miei capolavori della letteratura, siano destinate ad un pubblico femminile.
Ecco, appunto.
Dopo un giorno o due cominciano i “ciao, di dove sei?” o i “ciao, che fai di bello?”. La prima domanda domanda mi porta alla risposta mentale “che te ne frega?” a cui seguono nell’ordine “gli rispondo?” e se considero di farlo, (anche perché ora FB non mi permette più di nascondere il fatto di essere un line) segue la domanda “rispondo come il personaggio del romanzo o come l’autrice?” dato che il nome è lo stesso. Non ho ancora trovato un risposta che funzioni veramente per scoraggiare “gli interessati ad altro”. L’unica è non rispondere, o rispondere male se incalzano, tanto tranquilli, non compreranno il libro.
L’altra domanda mi permette di essere più diplomatica. La risposta varia fra il “sto preparando il post per il mio blog”, al “sto verificando informazioni per il mio libro”.
Al che l’altro chiede: “ma sei una scrittrice?” e a me cade la mascella, il mouse o qualunque cosa possa venirvi in mente…
Alcune volte chiedono del libro, ne ho uno pubblicato in cartaceo, e poi calano l’asso: “vorrei che me lo autografassi” al che butto lì un accenno ad una probabile presentazione quando uscirà il seguito (che poi nel mio caso è il testo principale e quello pubblicato è l’espansione) in ogni caso tra pochi giorni sfodero l’ebook e li dirotto. Questi appartengono alla categoria di quelli che vogliono il libro in regalo, libro di cui non sanno nulla, né gli interessa sapere, quello a cui sono interessati è solo il poter dire che l’autore o l’autrice gli ha donato il suo libro, addirittura l’ha autografato, in pratica sono tipi importanti.
Il problema principale resta comunque il fatto che credono che le donne su FB siano lì per avere storie. Quindi scrittrice o no, devo per forza di cose volere una storia virtuale. Non sono la sola in queste condizioni. Altre scrittrici sui gruppi di scrittura e ultimamente anche sulle loro bacheche lamentano la stessa cosa. A volte anche da parte di altre donne, non solo di uomini.
E l’altro grosso problema dell’account fatto per promuoversi è il fatto che si accettano molte amicizie, credendo erroneamente che siano potenziali lettori. Ad essere sincere il problema vero è proprio quello, tutti gli altri ne sono solo delle conseguenze.
Anche perché, parliamoci chiaro, quando ogni giorno ci sono dalle 20 alle 50 richieste di amicizia, valutarle tutte rischia di essere troppo lungo e spesso non c’è il tempo. Per cui si applica un filtro blando o non lo si applica proprio e si accettano richieste che non andrebbero accettate.
Resta da capire come selezionare le amicizie. Ora accetto solo le amicizie femminili (il mio pubblico potenziale), quelle delle case editrici, delle agenzie letterarie, dei servizi editoriali e dei concorsi letterari. Tutti gli altri finiscono nel “non ora”.
Da notare che il profilo personale non subisce la medesima sorte, sia in termini di richieste, sia in termini di “attenzioni”.
Quindi, forse, i profili che hanno un carattere più “professionale” appaiono più falsi e quindi giustificano una caccia?

Gli uomini non seguono gli uomini, le donne leggono le donne

Sembra strano, ma ultimamente la scrittura è dalla nostra parte. In diverse occasioni noi donne non riusciamo a fare gruppo, ma pare che dal punto di vista dei libri facciamo gruppo eccome!
Le donne sono forti lettrici, quelle che leggono, e leggono soprattutto libri scritti da altre donne. Il perché è semplice: emozioni. Sappiamo quali emozioni vogliamo che un libro ci trasmetta per prime come lettrici e quindi scriviamo di ciò che ci piace. Se sappiamo scrivere e se siamo riuscite a creare una storia non banale, altre donne lo apprezzeranno e lo consiglieranno.
A quanto pare l’universo maschile negli ultimi anni legge di meno e si affida maggiormente al cinema o alle serie televisive. Però gli uomini che scrivono sono più delle donne, almeno a quanto mi risulta da una veloce indagine in rete.
Il vero problema è che ciascuno di loro viaggia per sé. Non si sostengono a vicenda, degli autori maschili con cui sono in contatto, solo uno partecipa ai gruppi e interagisce con gli altri, gli altri si limitano a spammare sulle pagine altrui o a farlo sui gruppi dedicati alla lettura o ai libri, senza parteciparvi mai.
Una sorta di “comprate il mio libro perché l’ho scritto io”.
Nessuna interazione, nessuna presenza, nulla che faccia capire se e che libri hanno letto.
Commentare il libro scritto da qualcun altro, quando se ne fa un’analisi che mette evidenza luci e ombre, permette ai potenziali lettori di capire chi si è, cosa si cerca in un libro, che poi è grossomodo ciò che si mette nel proprio. È visibilità che genera feedback positivi, almeno fa prendere in considerazione la valutazione dell’acquisto del libro. Spammare selvaggiamente non paga, lo spam è visto con la stessa attenzione della pubblicità durante la finale dei mondiali se gioca la nostra nazionale.
La morale della storia è: timide o no, usate i social per chiacchierare dei libri, non solo quelli che avete scritto o state scrivendo, ma anche quelli che leggete. Uomini, fate altrettanto!

Tre risposte sul farsi pubblicare

Una delle prime domande che mi sono posta è stata: come faccio a farmi pubblicare? A cui è seguita, ovviamente: cosa deve avere un libro per essere preso in considerazione per la pubblicazione?

Ho cercato la risposta in un tour mondiale sul web, leggendo i blog di scrittori italiani, americani e non solo. Ho sintetizzato i punti in una lista. Le interviste alle case editrici hanno confermato l’ipotesi:

1) Il libro deve essere valido: non devono esserci errori grammaticali, errori di coerenza nella storia, deve catturare l’attenzione dell’editore prima e del lettore poi… insomma deve essere ben scritto, altrimenti non se ne fa nulla. E mi pare anche giusto.

2) Bisogna mandarlo alla casa editrice “giusta”. Per casa editrice giusta intendo quella che potrebbe essere interessata a pubblicare la mia opera. Cioè, se ho scritto il nuovo Signore degli Anelli, non è il caso di mandare il manoscritto ad una casa editrice che pubblica solo libri d’arte e fotografia.

Il terzo punto è quello che ho faticato maggiormente a digerire. Ho impiegato mesi, ma alla fine mi sono resa conto che effettivamente è un fattore determinante in alcuni casi.

3) Avere un buon seguito sociale.

Viene da chiedersi: ma come faccio ad avere un seguito sociale se non ho ancora pubblicato? Mi seguono sulla fiducia?

E poi, ma che tipo di seguito sociale? 2000 amici su FB bastano? O è meglio twitter? O ci sono altri social più adatti?

Ma soprattutto: perché? Cioè, se io intendo pubblicare in self publishing, e non mi faccio conoscere, posso essere sicura che il mio libro non verrà acquistato, nemmeno per sbaglio. Ma se io ho un editore, o voglio cercarlo e trovarlo, a cosa mi serve il social marketing?

Da quello che ho visto e sentito, qualche contatto con gli editori ce l’ho, serve a trovare un editore, o meglio serve a farsi prendere in considerazione.

I piccoli editori, che sono quelli che più facilmente pubblicano esordienti, almeno all’inizio per “farsi il catalogo”, hanno il grosso problema di farsi conoscere e farsi una nicchia. I (pochi) grandi editori hanno il grosso della visibilità, nelle librerie, i (tanti) piccoli devono spartirsi lo spazio rimanente. Quindi hanno la necessità che l’autore abbia un minimo di seguito in modo da avere una speranza di vendita.

Ovviamente sto comunque parlando di case editrici che non chiedono contributo (economico) agli autori per pubblicargli l’opera. Se pagate, vi pubblicano anche il quaderno dei temi delle elementari.

Resta da decidere se si considera contributo anche quello dato dal seguito di un autore. In parte sì, lo è: l’autore ha impiegato una buona fetta del suo tempo a costruirsi un seguito. In parte non lo è, dato che l’autore può, anzi dovrebbe, crearsi il suo seguito essendo semplicemente sé stesso e partecipando e seguendo le cose che ama. Non necessariamente spendendo soldi in promozione.

Per quanto riguarda le prime domande che mi sono posta, qualche risposta comincio ad averla e altre sono in arrivo. In realtà, ci sono social più adatti di altri anche in base all’argomento/ tipo di libro. Ci sono anche dei social che sono specifici per l’ambito libri, quindi mi danno un riscontro di lettori e non semplici persone che mi hanno aggiunta alla loro schiera di amici per fare numero. Un po’ per volta vedremo tutto: social vari e loro utilità.

 

Che ne pensate? Avete altri punti da aggiungere alla lista? Esperienze?.

Si comincia

Ho deciso di dare una nuova direzione al blog, per seguire anche l’evoluzione del mio interesse per l’argomento libri e scrittura.
Negli scorsi anni seguivo blog di libri dal punto di vista della lettura, da circa un anno ho iniziato a seguire anche blog che trattano di scrittura, all’incirca da quando ho iniziato a mia volta a scrivere.
In quest’anno ho fatto scoperte, ho affrontato problemi, mi sono posta domande a cui ho, o meno, trovato risposte, e trovato risposte a domande che non mi ero posta… Tutto regolare, insomma.
Tutto: domande, risposte, scoperte, ragionamenti… Intendo inserire tutto questo nel blog.
Continueranno le presentazioni dei libri, sia di grandi case editrici che di case più piccole.
Come avevo già annunciato sulla pagina Facebook, ho contattato case editrici noEAP (cioè che non chiedono un contributo agli autori per essere pubblicati), le ho intervistate, e dalle interviste costituisco un database, che ovviamente sarà a disposizione di tutti voi. Le domande che ho fatto sono sempre le stesse. Uno standard per avere le stesse informazioni da tutti. Forse fra quelle potrete trovare la vostra casa editrice (o io potrei trovare la mia).
Ho provato diverse app sia per il sistema MAC/iPad, le ho recensite. Troverete anche questo.
Infine, almeno per ora, ci sono anche altre interviste, agli autori, quelli che in un modo o nell’altro “ce l’hanno fatta”.