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Facebook, esperenza d'uso

Ho iniziato questo post nel weekend del 13-14 settembre e se l’avessi concluso prima di lunedì, l’avrei sostituito al post sulle lunghezze dei romanzi che avevo programmato. Dato che invece l’ho concluso una settimana dopo, lo inserisco a random in settimana.
Ciò di cui parlo è una questione piuttosto spinosa, almeno per me, facebook.
Sono su FB con due account, uno personale, con le mie foto, le mie amicizie, molte reali, altre solo virtuali, i miei legami reali, o almeno realistici; l’altro “professionale” cioè un account in cui mi qualifico come scrittrice. L’idea era quella che mi permettesse di selezionare all’ingresso i non interessati ai libri. Una pia illusione. Dopo tre mesi ne ho l’assoluta certezza, veramente l’avevo già dopo una settimana, giusto perché sono buona e dò sempre un seconda possibilità.
Mi sono iscritta con il nome del personaggio della mia storia, è il nome che ho scelto di usare come pseudonimo di scrittura, quindi mi sembrava la scelta migliore. Non ho messo mie foto né reali né ho scelto dei prestavolto.
Ho messo come immagine dell’avatar l’immagine di un fiore.
Per prima cosa ho chiesto l’amicizia all’altro mio account e a quello di mio marito. Credo di aver chiesto l’amicizia anche a qualche casa editrice. Poi mi sono iscritta a gruppi di scrittura, o che avevano come argomento i libri, soprattutto del genere fantasy, paranormal… Essendo quello il mio genere non solo di lettura, ma anche di scrittura. Mi avrebbe permesso di connettermi con il mio pubblico potenziale, oltre al fatto che sapendo cosa esce, evito di scrivere un doppione.
Insomma, per farla breve, ho orientato il mio profilo verso la scrittura.
In breve sono fioccate le richieste di amicizia. Maschili.
Peccato che le mie opere, i miei capolavori della letteratura, siano destinate ad un pubblico femminile.
Ecco, appunto.
Dopo un giorno o due cominciano i “ciao, di dove sei?” o i “ciao, che fai di bello?”. La prima domanda domanda mi porta alla risposta mentale “che te ne frega?” a cui seguono nell’ordine “gli rispondo?” e se considero di farlo, (anche perché ora FB non mi permette più di nascondere il fatto di essere un line) segue la domanda “rispondo come il personaggio del romanzo o come l’autrice?” dato che il nome è lo stesso. Non ho ancora trovato un risposta che funzioni veramente per scoraggiare “gli interessati ad altro”. L’unica è non rispondere, o rispondere male se incalzano, tanto tranquilli, non compreranno il libro.
L’altra domanda mi permette di essere più diplomatica. La risposta varia fra il “sto preparando il post per il mio blog”, al “sto verificando informazioni per il mio libro”.
Al che l’altro chiede: “ma sei una scrittrice?” e a me cade la mascella, il mouse o qualunque cosa possa venirvi in mente…
Alcune volte chiedono del libro, ne ho uno pubblicato in cartaceo, e poi calano l’asso: “vorrei che me lo autografassi” al che butto lì un accenno ad una probabile presentazione quando uscirà il seguito (che poi nel mio caso è il testo principale e quello pubblicato è l’espansione) in ogni caso tra pochi giorni sfodero l’ebook e li dirotto. Questi appartengono alla categoria di quelli che vogliono il libro in regalo, libro di cui non sanno nulla, né gli interessa sapere, quello a cui sono interessati è solo il poter dire che l’autore o l’autrice gli ha donato il suo libro, addirittura l’ha autografato, in pratica sono tipi importanti.
Il problema principale resta comunque il fatto che credono che le donne su FB siano lì per avere storie. Quindi scrittrice o no, devo per forza di cose volere una storia virtuale. Non sono la sola in queste condizioni. Altre scrittrici sui gruppi di scrittura e ultimamente anche sulle loro bacheche lamentano la stessa cosa. A volte anche da parte di altre donne, non solo di uomini.
E l’altro grosso problema dell’account fatto per promuoversi è il fatto che si accettano molte amicizie, credendo erroneamente che siano potenziali lettori. Ad essere sincere il problema vero è proprio quello, tutti gli altri ne sono solo delle conseguenze.
Anche perché, parliamoci chiaro, quando ogni giorno ci sono dalle 20 alle 50 richieste di amicizia, valutarle tutte rischia di essere troppo lungo e spesso non c’è il tempo. Per cui si applica un filtro blando o non lo si applica proprio e si accettano richieste che non andrebbero accettate.
Resta da capire come selezionare le amicizie. Ora accetto solo le amicizie femminili (il mio pubblico potenziale), quelle delle case editrici, delle agenzie letterarie, dei servizi editoriali e dei concorsi letterari. Tutti gli altri finiscono nel “non ora”.
Da notare che il profilo personale non subisce la medesima sorte, sia in termini di richieste, sia in termini di “attenzioni”.
Quindi, forse, i profili che hanno un carattere più “professionale” appaiono più falsi e quindi giustificano una caccia?